Si aprono spiragli per una soluzione diplomatica del conflitto in Ucraina, giunto ormai al quattordicesimo giorno (QUI tutti gli articoli sulla guerra).

Accantonati i negoziati ai confini bielorussi che finora hanno prodotto solo l’apertura di fragilissimi corridoi umanitari, c’è attesa per il primo incontro di alto livello: quello di giovedì tra i ministri degli Esteri ucraino e russo Dmytro Kuleba e Serghei Lavrov ad Antalya, in Turchia, con la mediazione di Erdogan.

In vista dell’incontro Mosca elenca i suoi obiettivi: Donbass Stato indipendente, riconoscimento della Crimea russa e una smilitarizzazione e “denazificazione" dell’Ucraina.

Kiev, dal canto suo, apre alla trattativa: “Disposti a discutere di neutralità, ma non cederemo un solo centrimetro di territorio a Mosca”, afferma Ihor Zhovkva, vice capo dello staff del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, precisando che la pre-condizione per un negoziato è il cessate il fuoco. Lo stesso Zelensky, in un’intervista alla Bild, pur non parlando di dettagli si dice “pronto a determinati passi e a compromessi”. Ma “non tradirò l’Ucraina”, chiarisce, tornando a chiedere un incontro con Putin, “solo con un colloquio diretto possiamo porre fine a questa guerra”.

Del resto, secondo Zelensky, le mire del Cremlino vanno ben oltre. "Sono sicuro - ha detto - che anche la Polonia è a rischio", insieme a Moldavia, Georgia e ai Paesi baltici, perché Putin "vuole disintegrare l'Europa, esattamente come l'Ucraina". 

Tifa per il dialogo anche Pechino, che oggi accusando la Nato e gli Usa ha confermato l’alleanza di ferro con Mosca.

DRAMMA MARIUPOL – Sul fronte bellico Mosca continua la sua avanzata. Giornata drammatica a Mariupol, dove ormai si contano 1.170 vittime tra i civili. Oggi è stato bombardato un ospedale, colpiti i padiglioni del reparto maternità e del reparto pediatrico.

Carcasse di automobili nel cortile completamente sventrato. Un disastro le cui immagini hanno fatto immediatamente il giro del mondo, suscitando l’indignazione generale: donne incinte in stato di choc portate via in barella, altre con il volto pieno di sangue aiutate ad uscire da familiari e soccorritori.

E così in un attimo sono svanite le speranze di una giornata meno cruenta dopo l’apertura di sei corridoi umanitari. “Il reparto maternità non esiste più, molte donne sono rimaste ferite e uccise”, ha detto il numero due della polizia nazionale Vyacheslav Abroskin, citando testimoni oculari.

"Bambini e donne sotto le macerie”, ha tuonato Zelensky, accusando i russi di “un attacco diretto all’ospedale di maternità, un’atrocità”. E lanciando l’ennesimo appello all’Occidente per una no fly zone: “Non rendetevi complici di questi crimini, mi sembra che stiate perdendo l’umanità”.

Il bilancio dell’attacco all’ospedale ancora non è noto, si parla genericamente di decine di feriti. Ma è solo l’ennesimo duro colpo ad una città sotto assedio, in condizioni “apocalittiche”, come ha constatato la Croce Rossa. Anche oggi è fallito il tentativo di un’evacuazione di massa da quella Mariupol che, parola del vicesindaco Sergiy Orlov, conta 1.170 civili morti dall’inizio del conflitto e decine di seppelliti in fosse comuni. Con i residenti senza acqua, riscaldamento ed elettricità.

GLI ALTRI CORRIDOI E KIEV SOTTO ASSEDIO – Sui corridoi umanitari continua lo scambio di accuse: “400mila cittadini in ostaggio per colpa di Mosca”, attacca Kiev. Per il Cremlino invece è tutta colpa delle “orribili azioni dei nazionalisti ucraini, che costringono i civili a restare per costruire barricate”.

Le altre vie di fuga aperte per 12 ore sono a Sumy, nel nord-est, a Enerhodar, nel sud. Non è andata bene nella zona di Kharkiv, dove secondo Kiev i convogli umanitari sono stati “ostacolati dai bombardamenti russi”. Idem a Kiev, dove il passaggio di 50 autobus dal sobborgo di Bucha è stato bloccato.

I tank russi intanto si avvicinano sempre più alla capitale. In caso di assedio “possiamo resistere solo una settimana”, stima il sindaco Vitali Klitschko. Che parla di una guerra arrivata a 10 chilometri dal centro, con mezzi blindati russi che “girano intorno da due settimane” ed i soldati che “cercano di farsi strada nei quartieri”.

ALLARME IN UN’ALTRA CENTRALE – E come se non bastasse, dopo Chernobyl, in serata scatta l’allarme anche per la centrale nucleare di Zaporizhzhia. I sistemi dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) che monitorano la centrale hanno smesso di trasmettere dati, fa sapere l’Aiea.

Ieri c'era stata un'interruzione simile dal sito di Chernobyl. Il direttore dell'Aiea Rafael Grossi "ha detto di essere preoccupato dall'interruzione del flusso dati verso il quartier generale dell'agenzia a Vienna dai due siti, dove c'è una gran quantità di materiale nucleare", si legge nel comunicato dell'Aiea.

(Unioneonline/L)

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