Era il 25 gennaio del 2016 quando in Egitto spariva Giulio Regeni, il ricercatore friulano 28enne trovato morto pochi giorni dopo, il 3 febbraio.

Sette anni dopo non solo la verità non c'è ancora ma Il Cairo ha sempre taciuto di fronte alle mille richieste di collaborazione da parte delle autorità italiane. 

Secondo il ministro degli Esteri Antonio Tajani, però, qualcosa potrebbe essere cambiato. Il nuovo titolare della Farnesina ha incontrato il presidente egiziano al-Sisi, che gli ha garantito che il suo Paese «farà di tutto per eliminare gli ostacoli che ci sono e che rendono difficile il dialogo con l'Italia». L’ultimo ministro degli Esteri italiano a vedere al-Sisi fu nell'agosto 2018 Enzo Moavero Milanesi (nel gennaio 2020 Luigi Di Maio andò solo per partecipare a una ministeriale con Cipro, Francia e Grecia).

«Io ho ascoltato e vedremo se alle parole seguiranno i fatti», ha aggiunto Tajani, garantendo che non ci sarà «nessun tentennamento» e si continua a lavorare «perché i colpevoli dell'omicidio vengano condannati. Ma - aggiunge - dobbiamo parlare con l'Egitto anche su altri temi perché noi abbiamo il dovere di garantire la stabilità del Nord dell'Africa e della Libia».

A favorire il dialogo potrebbe essere infatti la delicata situazione in cui versa in questo momento il Nord Africa, con i tumulti di dissenso partiti dalla crisi economica in Tunisia, e l'Egitto che spera nel faticoso mantenimento degli equilibri nel vicino Maghreb. Anche per l’Italia l’Egitto è fondamentale o diventa impossibile fare del nostro Paese un hub energetico per l'Europa e rendere stabile la Libia, la falla africana da cui passano i migranti che sognano l'Europa.

Anche il ministro della Difesa Guido Crosetto è fiducioso: «Penso che avremo verità sul caso Regeni, penso ci sia la volontà da parte dell'Egitto di cooperare al 100% con l'Italia, perché c'è la necessità delle due nazioni di parlarsi e cooperare anche per la sicurezza e gli equilibri del Nord Africa. Hanno tutti interesse e volontà nel darci risposte chiare e serie nel tempo più veloce possibile». Per Crosetto «lo Stato deve chiedere tutta la verità e pretendere giustizia per Regeni, e contemporaneamente deve tenere rapporti con altri Paesi. Le due cose sono conciliabilissime».

Il tribunale di Roma guarda e aspetta: il processo è aperto ma bloccato a causa della mancata notifica degli atti ai quattro funzionari egiziani accusati dell'omicidio del giovane ricercatore. La prossima data importante è l'udienza del Gup, prevista il prossimo 13 febbraio.

Per ricordare Giulio, intanto, è prevista una serie di iniziative a Fiumicello, suo paese natale, e come ogni anno si terrà la camminata, la Fiaccolata silenziosa e il minuto di raccoglimento. L'università Ca' Foscari di Venezia commemora il giovane studioso intitolandogli una panchina dipinta di giallo, il colore simbolicamente utilizzato nella campagna “Verità per Giulio Regeni". 

(Unioneonline/D)

© Riproduzione riservata