I negoziati condotti tra i tre maggiori gruppi del Consiglio europeo servono «solo a a facilitare il processo in questa sede» ma «la decisione spetta a Meloni e agli altri leader durante la riunione del Consiglio europeo. L'unica intenzione, e l'unico motivo per cui abbiamo preparato questa posizione comune, è quella di facilitare questo processo. E non c'è decisione senza il primo Ministro Meloni».

Lo ha detto il premier polacco, Donald Tusk, arrivando al vertice dei leader europei che in serata o nella notte dovrebbe dare il via libera alle nomine per i cosiddetti “top jobs” dell’Unione europea, in particolare al bis di Ursula Von der Leyen alla guida della Commissione.

«Una cosa è chiara: nessuno rispetta il primo ministro Giorgia Meloni più di quanto lo faccia io. Si tratta di un'incomprensione: a volte abbiamo bisogno di piattaforme politiche per semplificare il processo», ha aggiunto Donald Tusk.

Giorgia Meloni ieri si è scagliata contro il pacchetto di nomine frutto dell’accordo tra Popolari, Socialisti e Liberali. Nel Consiglio europeo odierno dunque potrebbe dire un clamoroso no assieme a Slovacchia e Ungheria. Se astensione o voto contrario, poco cambia.

Ma se all’interno del Consiglio Ue odierno i margini di manovra di Meloni sono praticamente nulli, nella seduta plenaria dell'Europarlamento che sarà chiamato a ratificare le nomine i voti degli eurodeputati FdI potrebbero essere decisivi.

Nel Consiglio europeo si comincia con l’Ucraina e l’intervento di Zelensky, il punto relativo alle nomine potrebbe cadere a cena, se non nella notte. Giorgia Meloni ha due soli alleati, Viktor Orban e Robert Fico.

Ma in Europa conoscono il peso dell’Italia, Paese fondatore, e fonti Ue spiegano che fino all’ultimo sarà cercato un consenso unanime, evitando a tutti i costi di escludere un Paese chiave come il nostro. Cosa ribadita oggi da Tusk al suo arrivo al Consiglio Ue: «Senza Italia non c'è l'Europa». «Vogliono coinvolgere dopo aver deciso», è invece il ragionamento che si fa dalle parti della premier.

Chi prova a ricucire è Antonio Tajani, secondo cui è stato «un errore» non dialogare prima con l’Italia: «Il Ppe in Italia è al governo ed è il terzo partito, bisogna tenerne conto», avverte, consigliando di fare «attenzione ad escludere i Conservatori, significherebbe far sì che vadano a parlare con Le Pen». In sostanza, «bisogna dialogare con Giorgia Meloni perché su Ucraina, Stato di diritto e immigrazione condivide le nostre posizioni».

(Unioneonline/L)

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