"Tengo a dire oggi che non ho ucciso né ferito nessuno, neppure un graffio": sono le parole di Salah Abdeslam, unico superstite dei commando jihadista che ha fatto strage a Parigi nella notte del 13 novembre 2015, interrogato al maxi processo. 

"Dall'inizio di questa storia, non si è smesso di calunniarmi. 'Calunniate, calunniate' consigliava Voltaire - ha aggiunto Abdeslam - qualcosa resterà".

Il terrorista ha detto oggi in aula che gli attentati in nome dell’Isis altro non erano che “operazioni militari”. Quando gli sono state chieste le motivazioni del suo coinvolgimento, ha affermato di essere stato "scioccato" dai video dei raid aerei condotti in Siria dalla coalizione internazionale. 

Gli attentati del 2015 erano "operazioni per difendersi dalla coalizione che bombardava lo stato islamico", ha detto. "E' stata un'operazione prendere di mira una sala per concerti e dei ristoranti?" gli ha chiesto il presidente del tribunale. "Hanno lavorato con i mezzi che avevano - ha risposto Salah - se hanno colpito dei civili era perché volevano impressionare le menti".

Il commando quella sera al Bataclan soprattutto, ma anche in altri locali e ristoranti, ha ucciso 130 persone, ferendone 350.

Abdeslam ha inoltre denunciato la severità delle pene nei casi di terrorismo: "In futuro - ha detto - quando qualcuno sarà nella metropolitana con una valigia esplosiva, e che all'ultimo momento vuole fare marcia indietro, saprà che non ha diritto di farlo, poiché sarà rinchiuso in carcere e umiliato".

Poi il suo attacco al mondo occidentale che "impone la sua ideologia al resto del mondo. Per noi musulmani è un'umiliazione. Io appoggio lo Stato islamico, sono con loro, sono per loro, li amo". L’imputato ha aggiunto di non essere mai partito per la Siria, anche se l'impresa gli era "passata per la mente".

Abdeslam ha giurato fedeltà all’Isis agli inizi del 2015, quando suo fratello rientrò dalla Siria.

(Unioneonline/L)

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