Raid russi sui ribelli, frena l’offensiva jihadista in Siria
Assad incontra Putin a Mosca e poi torna a Damasco: «Schiacceremo i terroristi». A sostegno delle forze governative arrivano anche milizie filo-iranianePer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
L’offensiva dei ribelli jihadisti filo turchi si è consolidata ad Aleppo e nel nord della Siria, ma si è fermata nella parte centrale del Paese. I raid delle forze governative e russe hanno frenato gli attacchi.
Bashar al Assad intanto, indicato come vittima di un possibile golpe, è ricomparso sui media. Appena tornato da Mosca, ha incontrato a Damasco il ministro degli Esteri iraniano ribadendo la volontà del suo governo di «combattere e schiacciare i terroristi» in ogni angolo del Paese.
Milizie sostenute dall'Iran sono intanto entrate in Siria dall'Iraq durante la notte e si stanno dirigendo verso il nord del Paese per dare manforte alle forze governative che combattono contro i ribelli.
In attesa di conferme o smentite sull'uccisione, in un raid aereo russo su Idlib, di Abu Muhammad Jolani, leader della coalizione jihadista e protagonista di questa nuova cruenta fase della guerra siriana, sul terreno gli insorti appoggiati dalla Turchia hanno interrotto la loro cavalcata verso sud, attestandosi alla periferia di Hama, circa 200 chilometri a nord.
Qui le avanguardie di miliziani sono state ripetutamente prese di mira dai raid aerei russi e governativi, in particolare nei pressi della città chiave di Morek, dove si erano raggruppati dopo una prima fugace esplorazione nel centro di Hama. L'altro fronte caldo è stato quello dentro Aleppo e a nord della martoriata metropoli siriana, negli ultimi sette anni sempre rimasta saldamente in mano alle forze governative ma ora quasi del tutto sotto controllo jihadista. Rimangono alcuni rioni settentrionali abitati e dominati da forze curde locali, espressione dell'ala siriana del Pkk anti-turco, assediate di fatto dalle fazioni filo-Ankara.
Nell'estremo sud della Siria invece, dove si erano mobilitati insorti anti-governativi, non si sono più registrate violenze, un segnale che conferma, almeno per ora, la frammentazione del fronte interno anti-Assad.
Secondo l'Osservatorio nazionale per i diritti umani, sono più di 400 le persone uccise da mercoledì scorso, 60 delle quali civili, tra cui si contano donne e minori. L'Onu, che ha ribadito la sua seria preoccupazione per gli sviluppi drammatici in corso nel Paese, ha documentato lo sfollamento di circa 15mila civili, ma la stragrande maggioranza della popolazione delle aree investite dall'inasprimento della violenza sono per ora rimaste nelle loro case. Anche perché spostarsi da Aleppo verso Damasco è molto difficile a causa dell'interruzione della principale arteria di comunicazione tra il nord e il resto della Siria.
La situazione umanitaria si aggrava di ora in ora. Testimonianze da Aleppo affermano che da due giorni mancano l'acqua e la benzina, così come non si trova più pane. L'elettricità, proveniente dalla rete nazionale gestita dal governo centrale, arriva solo per alcune ore al giorno.
Un primo gruppo di italiani è riuscito comunque ad essere evacuato con l'Onu raggiungendo la capitale siriana, mentre altri dovrebbero partire oggi con un altro convoglio.
(Unioneonline)