Sono più di 40 le vittime del raid di Israele sul campo profughi di Shati, vicino a Gaza City, nel tentativo di uccidere un comandante di punta di Hamas, Raad Saad, capo del Dipartimento operativo della fazione e una delle figure chiave dello schieramento militare nella striscia.

Nell'attacco, che ha coinvolto anche il quartiere vicino di Tuffah, sarebbero state uccise - secondo Ismail Al-Thawabta, direttore dell'ufficio stampa governativo gestito da Hamas - almeno 42 persone. Finora l'Idf non ha confermato la morte dell'alto esponente di Hamas né ha dato informazioni sui raid. Si è limitato ad annunciarli, in un inusuale comunicato in cui si dava conto che erano state colpite due postazioni militari di Hamas a Shati e nel sobborgo di Tuffah.

A destare preoccupazione è anche un altro episodio. La Croce Rossa ha infatti affermato che il suo ufficio nella zona umanitaria di Mawasi, nel sud della Striscia, «è stato danneggiato da proiettili di grosso calibro caduti nelle vicinanze. Ufficio attorno al quale sono accampati con tende da settimane centinaia di palestinesi sfollati». Subito dopo il bombardamento - ha aggiunto la Croce Rossa - «25 corpi e 45 feriti sono stati portati al vicino ospedale da campo della Croce Rossa». Il ministero della sanità di Hamas ha poi riferito di almeno 50 feriti. Sempre la Croce Rossa ha condannato duramente l'accaduto. Denunciando che «sparare così pericolosamente vicino alle strutture umanitarie mette a rischio la vita di civili e operatori umanitari». L'accusa è stata però respinta dall'Idf che ha negato ogni addebito per l'attacco.

(Unioneonline/s.s.)

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