Un patto di assistenza reciproca in caso di aggressione a uno dei due Paesi e l'impegno comune a combattere "le pratiche neocolonialiste" dell'Occidente, a partire dalle sanzioni. La visita di Vladimir Putin a Pyongyang, conclusa da un invito al "caro compagno Kim Jong-un" a recarsi a Mosca, riporta alla memoria il mondo diviso in due dalla Guerra Fredda.

Con il 38esimo parallelo che torna ad essere una delle frontiere della sfida tra Mosca, impegnata a sostenere la Corea del Nord, e Washington, alleata del Sud. Kim ha ribadito l'appoggio a Mosca nel conflitto in Ucraina, che ha reagito accusando Pyongyang di fornire aiuti militari alla Russia per compiere "assassinii di massa" di civili.

La coreografia della visita di Putin sembrava studiata per sottolineare un ritorno al passato, con guardie a cavallo, bambini con i palloncini, ritratti giganti dei due leader e la folla radunata sulla Piazza Kim Il Sung che saluta la prima visita di Putin a Pyongyang dal 2000.

Il leader russo ha commentato l'accordo mettendolo in relazione alle dichiarazioni degli Stati Uniti e altri Paesi Nato sulla possibilità per l'Ucraina di colpire il territorio russo con armi di precisione e in un prossimo futuro con jet F16 forniti dall'Occidente. "Una flagrante violazione di tutte le restrizioni a cui i Paesi occidentali si sono impegnati nell'ambito di vari obblighi internazionali", ha detto Putin, definendo la Corea “i nostri amici più onesti”, con buona pace della Cina. Da parte sua Kim ha detto che il patto serve solo a mantenere "la pace e la stabilità nella regione".

Dopo la firma dell’accordo i due leader, sorridenti e divertiti, si sono anche fatti da autisti a vicenda alla guida di una limousine Aurus, la vettura presidenziale made in Russia appena regalata per la seconda volta dal capo del Cremlino al maresciallo della Corea del Nord.

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