Non si placano le proteste anti-regime in Iran. E si fa sempre più dura la repressione dei contestatori, che continuano a scendere in piazza ininterrottamente da settembre, quando la morte di Mahsa Amini, uccisa durante un fermo di polizia perché non portava correttamente il velo, ha innescato la rivolta contro le autorità di Teheran, dando nuova forza alla richiesta di maggiori diritti e libertà.

L'agenzia di stampa iraniana degli attivisti per i diritti umani (Hrana) stima che sono oltre 500 i manifestanti che hanno perso la vita durante le proteste. Il numero dei detenuti è compreso tra 14.000 e 16.000. 

E desta scalpore in tutto il mondo la triste fine di Saha Etebari, ragazzina di soli 12 anni colpita e uccisa a un posto di blocco della polizia mentre era in auto con i genitori.

Dal canto proprio, il presidente iraniano Ebrahim Raisi, riferendosi alle proteste antigovernative che stanno sconvolgendo il Paese, conferma la linea dura di Teheran: «Non mostreremo misericordia ai nemici», ha dichiarato Raisi, bollando come un mero «disturbo» le contestazioni scatenatesi dopo la morte della Amini.

Intanto, la contestazione ha un nuovo volto simbolo: è Sara Khadim al-Sharia, la campionessa di scacchi che ha sfidato gli ayatollah giocando ai Mondiali in Kazakhstan senza indossare l'hijab, il velo obbligatorio.

E anche l’Italia si muove: il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha convocato l'ambasciatore designato iraniano per un colloquio. L'ambasciatore non ha ancora presentato le credenziali al Quirinale, ma la gravità della situazione in Iran ha indotto il governo a fare questo passo, viene riferito dalla Farnesina.

(Unioneonline/l.f.)

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