Processo Becciu, prima vittoria delle difese: “inammissibile” l'appello dell'accusa
Il cardinale: «Bel segno ma c’è un cammino da fare». Prossima udienza il 6 ottobrePer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
La Corte d'appello vaticana, presieduta da mons. Alejandro Arellano Cedillo, ha dichiarato oggi l'inammissibilità dell'appello proposto dal promotore di giustizia Alessandro Diddi rispetto alla sentenza di primo grado del 16 dicembre 2023 nel processo sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato e la compravendita del Palazzo di Londra, che ha tra gli imputati il cardinale Angelo Becciu.
«La Corte di Appello in nome di Sua Santità Papa Leone XIV, visto l'art 134 cpp, dichiara non doversi proseguire azione penale perché ritenuta definitiva la sentenza del 16 dicembre 2023, nei confronti dei sopra indicati imputati, limitatamente ai capi di imputazione trascritti», recita l'ordinanza letta oggi da mons. Arellano nella terza udienza del processo di secondo grado. Da ora in poi, quindi, non si discuteranno i motivi d'impugnazione della sentenza di primo grado - che aveva condannato nove dei dieci imputati (il card. Becciu a cinque anni e sei mesi di reclusione per peculato e truffa aggravata) - presentati dall'accusa, ma solo quelli delle difese.
All'udienza nella nuova Aula del Tribunale vaticano erano oggi presenti gli imputati Vincenzo Tirabassi e il card. Becciu. Il promotore aggiunto Roberto Zannotti, in aula dopo che verso il pg Diddi è stata presentata istanza di ricusazione, ha detto che «le difese hanno sollevato l'inammissibilità della impugnazione della sentenza di primo grado: noi riteniamo che l'eccezione sia infondata per una serie di motivi sia di diritto, che nei fatti». Ha poi illustrato l'impugnazione secondo i capi dettagliati della sentenza, contestando il fatto che in precedenti processi d'appello, in tempi recenti, fossero riferiti a fatti diversi. «Insistiamo nel rigetto», ha affermato.
Le tesi del promotore di giustizia sono state ampiamente confutate dagli avvocati, tra cui Gian Domenica Caiazza (difesa di Raffaele Mincione): «Noi difensori ci siamo impegnati duramente a ragionare sul dispositivo, stupisce che si voglia sminuire la norma. Accusa e difesa si devono misurare con il dispositivo della sentenza», ha osservato. O anche Cataldo Intrieri (difensore di Tirabassi): «Anche oggi che trattiamo l'inammissibilità dell'appello del pg chiediamo la richiesta dei principi del giusto processo che sono anche parte dell'ordinamento giuridico di questo Stato».
Tutti gli altri avvocati si sono associati. Eccezion fatta per l'avvocato di Cecilia Marogna, Giuseppe Di Sera, che ha dichiarato: «Noi ci rimettiamo alla Corte e confidiamo che tutto vada come dovrebbe andare nei confronti della mia assistita».
L'Asif - l'Authority di vigilanza e anti-riciclaggio vaticana - ha rinunciato all'appello. Dopo poco meno di due ore di camera di consiglio, la Corte ha dato lettura dell'ordinanza che dichiara l'inammissibilità dell'appello da parte del Pg. «I motivi di un ricorso non possono formularsi in forma generica o astratta ma devono avere una sia pur minima determinatezza che possa consentire di comprendere il rapporto critico tra le ragioni della decisione e il fondamento razionale delle correlative censure», ha spiegato il presidente Arellano.
Per il cardinal Becciu, «è un bel segno ma c'è un cammino da fare». I suoi legali, Fabio Viglione e Maria Concetta Marzo, hanno aggiunto: «Era doveroso segnalare l'inammissibilità dell'appello del Promotore, che oggi la Corte ha condiviso accogliendo la nostra eccezione. Tuttavia, al netto di questa decisione che esclude l'impugnazione del Promotore, siamo convinti della solidità e della fondatezza delle nostre argomentazioni difensive che dimostrano la piena innocenza del card. Becciu».
La prossima udienza è in programma il 6 ottobre.
(unioneonline)