Forse ci siamo quasi. Forse, la proposta statunitense (o russo-statunitense a voler dare seguito alle indiscrezioni trapelate), questa volta, potrebbe sortire l’effetto sperato. Forse. Dal momento che, malgrado ogni propositiva intenzione, sembrerebbe ancora permanere l’incertezza sul “se”, sul “quando” e sul “quo modo” di un piano di pace articolato, ab origine e per il momento, in ventotto punti chiave che, anche a tutto voler considerare, sembrerebbe, nel medio e lungo termine, voler ridisegnare una inedita stagione di interrelazioni con la Russia di Vladimir Putin finalizzandola alla ridefinizione degli equilibri politico-militari continentali , ed andando a coinvolgere anche ulteriori sfere di interesse geopolitico.

L’Unione Europea, esclusa, tutto considerato, dalla trattativa “madre” (se così la si volesse chiamare) intercorsa tra Stati Uniti e Russia, a Ginevra, attraverso la sua delegazione, dal canto suo, ha voluto comunque proporre i punti salienti di una potenziale contro-proposta, attraverso la quale tentare di riequilibrare gli interessi in gioco (quelli di Kiev e in buona sostanza del Vecchio Continente) nel circuito del piano di risoluzione del conflitto. Se e come, siffatta contro-proposta, andrà ad impattare sull’esito di questo ulteriore tentativo di componimento e contenimento del conflitto, dipenderà, con buona verosimiglianza, non solo dall’atteggiamento di Mosca che ha già espresso in maniera chiara le proprie condizioni, e rispetto alle quali non intenderebbe mostrare cedimento alcuno, ma anche e soprattutto, dalla posizione che, tra tutte le parti a questo punto coinvolte, vorrà caldeggiare Donald Trump, al di là ed oltre le ragioni e i torti.

La geografia di siffatto “Piano di Pace”, infatti, appare tutt’altro che lineare, e comprende, o meglio vorrebbe ricomprendere, sia le modalità attraverso le quali ottenere la cessazione delle ostilità, sia la decisione sul controllo dei territori e delle aree di interesse, con ogni ulteriore e tutt’altro che scontata e/o conseguente decisione in merito alla autorità che, in ultima istanza, dovrà assumersi l’onere di assicurare che gli accordi vengano rispettati, predisponendo “ex ante” idonee contro-misure laddove chicchessia venga meno ai patti eventualmente raggiunti. Circostanza, quest’ultima, tutt’altro che di pronta definizione se solo si consideri che le criticità forse maggiori potrebbero concentrarsi sulla individuazione del “limite” (per non volerlo definire confine) che, alla attualità, circoscrive i territori controllati da Kiev da quelli occupati da Mosca. Un “limite” che, di fatto, cristallizzerebbe lo stato dei luoghi condizionandolo irreversibilmente negli anni a venire. E non minori criticità sembrerebbe presentare la questione, spinosa, delle “concessioni territoriali” che, tradotta in soldoni, si concretizzerebbe nel riconoscere, volenti o nolenti, non solo quanto la Russia, nel caso specifico, ha già conquistato, ma, anche nell’accettare formalmente che taluni territori passino definitivamente sotto il suo controllo ovvero permangano sotto la sua amministrazione.

Probabilmente, sarà necessario lavorare assiduamente per rinvenire una cosiddetta quadra e la contro-proposta europea, al di là delle migliori intenzioni dei proponenti, potrebbe andare ad impattare con la cruda realtà andata stigmatizzandosi sul campo di battaglia. A dover prevalere dovrebbe essere il pragmatismo diplomatico, soprattutto, laddove si intendano discutere le cosiddette “garanzie di sicurezza” per Kiev e le questioni di governance generale subito dopo il cessate il fuoco che, allo stato, parrebbero affidate alla regia degli Stati Uniti di Donald Trump. Con ogni conseguente valutazione sulla mancata centralità del Vecchio Continente nel contesto decisionale. Il percorso per giungere al cessate il fuoco nel contesto del conflitto russo-ucraino, appare dunque ancora piuttosto articolato.

E durante questo percorso diplomatico sarà importante che l’Unione Europea assuma una posizione unanime, una unanimità di intenti, nel farsi parte attiva e fattiva di trattative che andranno a ripercuotersi necessariamente sulla propria capacità di imporsi quale potenza di mezzo tra est e ovest del Mondo.

Giuseppina Di Salvatore – Avvocato, Nuoro

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