È un no secco quello della Conferenza episcopale australiana alla richiesta di segnalare alle autorità rivelazioni di abusi avvenute durante le confessioni. Una decisione che arriva al termine dell'inchiesta quinquennale sulla pedofilia nelle istituzioni ecclesiastiche condotta da una commissione nazionale.

La Chiesa cattolica australiana ha accolto la gran parte delle oltre 100 richieste, compresa quella di rendere pubblici i criteri di nomina dei vescovi, in accordo con la Santa Sede, e persino l'idea di aprire un dibattito interno sulla volontarietà del celibato.

Ma il segreto confessionale non si tocca. E i sacerdoti si dicono pronti ad affrontare il carcere piuttosto che violare il sacro sigillo della confessione, anche quando sia occasione di rivelazioni di reati gravissimi come gli abusi sui minori.

"Molti vescovi non hanno ascoltato, non hanno creduto e non hanno agito - ha detto il presidente della Conferenza episcopale australiana e arcivescovo di Brisbane Mark Coleridge - ma adesso non ci saranno più coperture". Quanto alla confessione, per l'arcivescovo è sbagliato parlare di segretezza, piuttosto si tratta di "riservatezza", e la violazione di quanto detto nel chiuso del confessionale "sarebbe contraria alla fede e alla libertà religiosa".

Una posizione che non va giù alle tante associazioni sorte in difesa delle vittime di abusi, come dichiara senza mezzi termini l'avvocato Judy Courtin: "La protezione e la sicurezza dei bambini sono fondamentali, punto e basta. La chiesa sostiene che la santità del confessionale ha radici spirituali in centinaia di anni di dottrina cattolica e che il penitente sta parlando a Dio attraverso il sacerdote nella confessione. Io chiedo alla Chiesa di mettersi al passo coi tempi".

Il tema pedofilia resta quindi attualissimo, e non solo in Australia, dopo che accuse di "complicità" sono arrivate a lambire Papa Bergoglio, ma molti settori della Chiesa cattolica concordano sulla necessità di un cambio di atteggiamento radicale e che gli abusi sessuali su minori da parte di religiosi cessino di esser considerati come semplici "violazioni" degli obblighi speciali del clero.

Un passo avanti, invece, riguarda l'apertura di una discussione sulla questione del celibato, che secondo la Conferenza episcopale australiana andrebbe studiato nel suo impatto sugli autori di abusi sessuali, anche se lo stesso arcivescovo Coleridge pensa che una rivoluzione in tal senso da parte di Roma sia "improbabile".

(Unioneonline/b.m.)
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