L’ultimo bilancio che rimbalza sui media americani parla di tre morti e un centinaio di dispersi a seguito del crollo, ieri a Miami, di un palazzo di 12 piani. L’edificio si è sgretolato dopo un boato e si è trasformato in un cumulo di macerie imprigionando i residenti che dormivano (erano le due di notte). E sotto quei resti i soccorritori stanno scavando perché 99 persone mancano ancora all’appello.

Centinaia i pompieri, ma anche tanti volontari, sono impegnati a Surfside con l’uso di cani e droni. “L’edificio – ha detto il sindaco, Charles Burkett - si è letteralmente appiattito come un pancake e questo significa che non avremo il successo che vogliamo nel trovare persone vive".

Il racconto dei testimoni è quello di uno scenario apocalittico, un uomo ha detto di aver sentito un rumore fortissimo, come un tuono, e di essersi poi avvicinato al luogo del crollo. Ha notato un ragazzo tra le macerie: “Ho visto le sue braccia, diceva di non lasciarlo”, ed è stato lui a segnalarlo ai soccorritori.

L’ex vice sindaco, Barry Cohen, ha riferito alcune circostanze inquietanti. Anni fa aveva chiesto se i lavori di costruzione nelle vicinanze non avessero danneggiato il condominio dopo aver notato delle crepe sul bordo della piscina. Per oltre un mese, inoltre, ci sono stati lavori di costruzione sul tetto del palazzo, ma non è chiaro se siano stati usati macchinari pesanti e se possano aver causato il cedimento.

(Unioneonline/s.s.)

© Riproduzione riservata