Digiunare e costringere il proprio corpo alla fame per poter incontrare Gesù in paradiso.

È la tecnica controversa che il predicatore kenyota Paul Mackenzie – ora agli arresti – proponeva ai suoi seguaci per poter entrare in contatto con il divino. In tanti, seguendo le sue parole, sono morti. E gli ultimi ritrovamenti di corpi nella foresta di Shakahola – dove gli adepti venivano sepolti – portano il totale delle vittime a 425. Ma anche se il guru non è più attivo, pare che la setta possa essere ancora in auge.

«Dei 16 corpi che sono stati riesumati martedì scorso - ha detto uno dei testimoni - alcuni erano ancora intatti, così come i loro vestiti». Secondo un’altra fonte, citata dal quotidiano Daily Nation, «le tombe ritrovate erano poco profonde, con grumi di terra sciolti sopra e cenere intorno ai bordi, alcune sembravano essere state scavate di recente», aggiungendo che gli investigatori sono alla ricerca di adepti che potrebbero essere fuggiti dalla foresta durante le operazioni di esumazione.

E anche se la conta dei corpi parla di numeri inferiori al mezzo migliaio, secondo la Croce Rossa del Kenia, le persone scomparse collegate al caso sarebbero 613. Tra le ipotesi alla base del massacro quella del traffico di organi. 

(Unioneonline/v.f.)

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