Ordine internazionale: il ruolo politico dell’Unione europea nel contesto geopolitico mondiale
L’attentato di Mosca e la nuova e terribile prova per gli assetti globaliPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
«Il crudele attentato terroristico consumato a Mosca invoca la più ferma condanna. Orrore ed esecrazione debbono accompagnare la violenza contro tutte le innocenti vittime civili. Combattere ogni forma di terrorismo deve essere un impegno comune a tutta la comunità internazionale». Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, con queste parole si è espresso in merito ai fatti di Mosca, dove un attacco terroristico, pochi giorni fa, ha colpito la capitale russa, nel suo quartiere di Krasnogorsk, fuori e dentro la sala da concerti più grande della città, quella del Crocus City Hall, dove un gruppo di uomini armati, in tenuta mimetica, ha fatto irruzione aprendo il fuoco sugli spettatori che attendevano la esibizione della rock band Picnic.
Il bilancio delle vittime, come fornito dai servizi di sicurezza interni russi, si è presentato alto fin da subito. L'attacco è stato rivendicato dall’Isis a poche ore dall’occorso e, gli Usa, avevano già avvertito la Russia del rischio di attacchi da parte dell'Isis.
Sembrerebbe trattarsi di una nuova e terribile prova per gli assetti geopolitici mondiali, di una sfida all’ordine internazionale liberale diretta a creare disordine per la creazione di una inedita egemonia globale e/o comunque, per mettere in discussione quella attuale. In effetti, a ben considerare, negli ultimi anni, a far data dall’inizio del conflitto russo-ucraino in maniera più evidente, l’ordine internazionale, ossia quell’insieme di principi disciplinanti le relazioni tra gli Stati, pare essere stato messo in discussione spesse volte.
Gli interrogativi paiono affacciarsi numerosi e non sempre di agevole soluzione siccome, eventi di tale terribile portata, quale quello che da ultimo ha colpito per l’appunto la capitale russa, potrebbero rivelarsi idonei anche ad influenzare in qualche maniera gli esiti dei processi storici andando a minare alle fondamenta i principi di giustizia ed equità che stanno alla base del complesso sistema delle relazioni tra Stati.
Il divieto dell’uso della forza armata e/o quello della minaccia stessa dell’uso della forza rappresenta un principio di diritto internazionale incontestabile la cui violazione prevede la irrogazione delle sanzioni previste dal diritto internazionale medesimo. Gli ultimi avvenimenti, tuttavia, sembrerebbero aver messo in discussione la rete di sicurezza collettiva che la comunità internazionale, pur in tutta la sua complessità soggettiva, aveva contribuito a creare e a sviluppare con l’intento di contrastare chiunque avesse tentato di mettere in discussione la pace mondiale. Intanto, perché la intera Comunità Internazionale poggia le sue basi sul principio, tutt’oggi sussistente, della eguaglianza sovrana tra gli Stati. Quindi, perché, di conseguenza, al momento, nessuno Stato potrebbe, come in effetti non può, per ciò stesso, avanzare mire di sovranità su qualunque altro Stato se questo non vi consenta espressamente, e l’ipotesi è solo argomentativa evidentemente. Infine, perché, l’attuale momento storico, già di così difficile gestione, necessiterebbe probabilmente da parte dei Governi, la ideazione di nuove dinamiche relazionali ragguagliate ai mutamenti in essere siccome la cosiddetta globalizzazione, da diversi anni, ha probabilmente indotto trasformazioni necessitanti inediti paradigmi organizzativi. Del resto, la stessa Carta delle Nazioni Unite ha posto fin da principio, tra i suoi obiettivi, quello fondamentale di “mantenere la pace e la sicurezza internazionale”, financo adottando “efficaci misure collettive per prevenire e rimuovere le minacce alla pace e per reprimere gli atti di aggressione o le altre violazioni della pace, e conseguire con mezzi pacifici, ed in conformità ai princìpi della giustizia e del diritto internazionale, la composizione o la soluzione delle controversie o delle situazioni internazionali che potrebbero portare ad una violazione della pace”.
All’attualità, tuttavia, sembrerebbe essersi incrinato il vecchio ordine formatosi dopo la seconda guerra mondiale, ma ancora, non parrebbe intravedersi all’orizzonte il germoglio di un nuovo ordine mondiale che, nei fatti, non pare essersi ancora affermato. Probabilmente, il mondo, nella sua interezza sta attraversando un momento di transizione in continuo divenire nell’ambito del quale i Governi paiono essere chiamati a ridefinire i propri ruoli per ristabilire nuovi e più efficaci equilibri idonei a rispondere alle esigenze contingenti che, invero, parrebbero altre rispetto a quelle ante pandemia e ante conflitto. Il cambiamento fa parte dell’esistenza, e la differenza potrebbe farla chiunque riesca ad interpretarlo.
La transizione dal vecchio al nuovo ordine parrebbe imporre, e velocemente, soluzioni immediate a interrogativi ancora irrisolti inerenti le apparenti nuove tendenze della politica internazionale, i quali interrogativi, in uno scenario in continuo divenire, parrebbero piuttosto sortire, invece, ulteriori perplessità.
L’Unione Europea, per potersi considerare alla stregua di attore protagonista, probabilmente dovrebbe riscoprire il suo primordiale disegno federalista che possa fungere da battistrada ed esempio per la creazione di un inedito linguaggio politico, il quale, a sua volta, traendo spunto dal disegno federativo per così dire territoriale, getti le basi per un modello federale universale perfettamente idoneo ad evitare escalation di forza pericolose. Sembra affacciarsi la necessita di una Europa dei Popoli e per i Popoli pre-ordinata in un grande disegno federale che sia capace di riscrivere un ordine mondiale realmente pacifico finalizzato a soddisfare le necessità impellenti di solidarietà cooperativa.
Giuseppina Di Salvatore – Avvocato, Nuoro