La Russia è stata condannata dalla Corte europea dei diritti umani per una vicenda che riguarda anche la Sardegna. In particolare, la Russia si è rifiutata di rimandare in Italia un bimbo sottratto dalla madre bielorussa al padre che vive a San Teodoro.

Nella loro decisione i giudici hanno disposto che Mosca dovrà versare 12.500 euro all’anno al padre per danni morali e quasi 2mila per le spese legali.

Tutto è iniziato nel febbraio del 2018: la donna con cui l’uomo ha una relazione extraconiugale lascia l’Italia con il bimbo nato dalla loro unione nel settembre 2014 e che ha nazionalità italiana e bielorussa. Destinazione: Russia, con anche l’annuncio: “Non tornerò”.

In precedenza, nel 2016, il tribunale di Nuoro aveva stabilito che i genitori dovesse avere l'affido congiunto e che il padre dovesse pagare gli alimenti. Nel luglio del 2018 comincia la battaglia dell’uomo davanti al tribunale distrettuale di Dzerzhinskiy a San Pietroburgo per far tornare suo figlio in Italia. La madre, intanto, si trasferisce col bambino in Bielorussia, il tribunale distrettuale accoglie la richiesta dell'uomo e dispone il ritorno del minore nel luogo della sua residenza abituale in Italia. Ma la mamma e il procuratore fanno appello e vincono.

Nella sentenza di oggi, i giudici della Corte europea dei diritti umani criticano le ragioni per cui la giustizia russa ha deciso di non far rientrare il bimbo in Italia basandosi su un'erronea interpretazione della Convenzione dell'Aia del 1980, che contiene le regole che uno Stato deve seguire in caso di sottrazione internazionale di minore che ha la residenza abituale in un altro Paese. Questa interpretazione e la mancata valutazione di alcuni elementi fondamentali, dice la Cedu, hanno violato il diritto alla vita familiare del padre.

(Unioneonline/s.s.)

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