"Soldati della patria, è arrivata l'ora di combattere, di mostrare al mondo che il Venezuela ha forze armate unite, leali, con cui sconfiggere gli intenti golpisti dei traditori venduti ai dollari di Washington".

Si riaccende lo scontro in Venezuela e Nicolas Maduro, in visita nella caserma Tiuna (la più grande del Venezuela), parla ai militari e sfila con loro, anche per dimostrare che l'esercito è con lui.

"Siamo in pieno combattimento, il morale dev'essere al massimo nella lotta per disarmare tutti i golpisti", ha rimarcato il presidente venezuelano, il quale ha anche annunciato che "non esiterà ad arrestare i traditori" responsabili del tentativo di golpe.

Uno di loro, Leopoldo Lopez, si è rifugiato nell'ambasciata di Spagna, e Madrid ha fatto sapere che non lo consegnerà al leader bolivariano. Ci sono anche alcune decine di militari ribelli, ma l'esercito resta con Maduro, ed è al momento l'unico vero pilastro che tiene in vita il suo potere.

Nei giorni scorsi cinque persone sono morte negli scontri tra la Guardia nazionale bolivariana e i sostenitori di Guaido, tre di loro non avevano neanche 18 anni.

E se Maduro si fa vedere assieme ai militari, Guaido lancia un weekend di "mobilitazione nazionale" per "mettere fine all'usurpazione".

Il leader dell'opposizione ha fatto appello alla popolazione perché scenda pacificamente in piazza. Questo il programma: "Sabato 4, mobilitazione nazionale pacifica davanti alle principali unità militari perché smettano di appoggiare Maduro e aderiscano alla Costituzione. Domenica 5, preghiera per i martiri e la libertà".

(Unioneonline/L)
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