Bruxelles contro l'Ungheria di Victor Orban. 

La Commissione europea si appresta ad aprire una procedura d'infrazione per la legge anti-Lgbtq approvata da Budapest e ora sarebbe anche pronta a bloccare il suo Recovery plan, tenendo in stand by sette miliardi di euro in attesa di un segnale di conciliazione del governo sui diversi fronti di scontro aperti con l’Ue.

L'ipotesi di una sospensione, anche temporanea, dei fondi è stata criticata fortemente della presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, che la definisce "un inaccettabile ricatto", mentre da Budapest il ministro della Giustizia che si occupa degli affari europei nega lo stop: "La trattativa è in corso e prosegue il dialogo costruttivo con l'Unione europea", ha scritto Judit Varga in un post sul suo profilo Facebook.

"Fonti della Commissione Ue fanno sapere che Bruxelles si appresterebbe a bloccare l'approvazione del Recovery Plan dell'Ungheria. L'ennesimo inaccettabile ricatto politico contro il legittimo governo di una nazione sovrana, reo di voler difendere le proprie prerogative previste peraltro dai trattati vigenti. Si riempiono la bocca di ‘stato di diritto’ ma poi violano trattati e regolamenti pur di colpire Viktor Orban. E lo chiamano ‘europeismo’", ha commentato Meloni in un comunicato.

Bruxelles dovrà esprimersi sul Pnrr ungherese entro lunedì 12 luglio.

Dubbi erano già stati sollevati dal presidente del gruppo di Renew Europe al Parlamento europeo, Dacian Ciolos, che in un lettera inviata alla presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha chiesto di "non dare il via libera al piano" per il Recovery "di Orban", congelando i sette miliardi destinati a Budapest, fino a quando non saranno soddisfatte alcune condizioni, come l'accesso all'elenco dei beneficiari finali del denaro del Pnrr all'ufficio antifrode Ue (Olaf).

Ciolos ha sottolineato come "la corruzione nell'Ungheria di Viktor Orban è endemica e sistemica", un problema sollevato più volte dalla stessa Commissione.

(Unioneonline/F)

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