Kim dichiara guerra a jeans attillati, piercing e film stranieri: pena di morte o campi di lavoro per chi viola i divieti
Anche i tagli di capelli “non convenzionali” nel mirino del leader supremo, che vuole reprimere “condotte anti socialiste” e fermare “il linguaggio straniero”
La Corea del Nord lancia una guerra a tutto campo ai jeans attillati, ai tagli di capelli "non convenzionali" e ai film stranieri, soprattutto le temutissime soap opera sudcoreane.
Sono i divieti contenuti in una legge varata per neutralizzare le minacce del “pensiero reazionario”. Drastiche le sanzioni, pena di morte o campi di lavoro e rieducazione.
Lo stesso Kim Jong-un ha scritto lo scorso mese una lettera alla Lega della gioventù, sollecitando la repressione di "condotte sgradevoli, individualiste e anti socialiste" tra i giovani per fermare "il linguaggio straniero", le acconciature e i vestiti che ha descritto come "pericolosi", addirittura "veleni" per la tenuta della società.
Nonostante la chiusura totale verso l'esterno e il blocco di Internet, non è raro infatti trovare a Pyongyang – soprattutto tra i giovani – persone molto informate sul campionato italiano di Serie A o sul basket Nba.
Il leader supremo ha messo al bando i jeans attillati e le pratiche come il piercing, ritenuti simboli dello "stile di vita capitalista", esortando a fare di più per impedire alla "cultura capitalista" di conquistare il Paese.
Prima i moniti di Kim erano stati anticipati dal Rodong Sinmun, la voce del Partito dei Lavoratori, che aveva espresso preoccupazione per i giovani nordcoreani che abbracciano sempre più le tendenze della moda occidentale: "Dobbiamo diffidare del minimo segno dello stile di vita capitalista e lottare per sbarazzarcene", aveva ammonito.
Secondo il Daily NK, sito di notizie basato a Seul e specializzato sulle vicende del Nord, il campo di rieducazione sarebbe la pena comminata a tre adolescenti dello Stato eremita “colpevoli” di essersi acconciati i capelli alla maniera dei gruppi pop sudcoreani e di avere indossato pantaloni corti sopra le caviglie.
La sanzione, per chi sia sorpreso in possesso di grandi quantità di prodotti audiovisivi da Corea del Sud, Usa e Giappone, potrebbe essere anche la pena di morte, mentre solo la visione porterebbe al campo di prigionia fino a 15 anni.
(Unioneonline/L)