Israele non allontanerà le migliaia di migranti africani presenti nel Paese, come annunciato a inizio gennaio; in cambio però gli Stati occidentali dovranno accoglierne una parte.

È questo l'accordo raggiunto tra il governo dello Stato ebraico e le Nazioni Unite, per scongiurare che i profughi in fuga dalla guerra arrivati in Medioriente tornino nel loro Paese d'origine.

Si tratta di circa 40mila persone - uomini, donne e bambini - provenienti soprattutto da Sudan ed Eritrea, cui l'esecutivo guidato da Benjamin Netanyahu aveva imposto di lasciare il Paese per raggiungere nazioni considerate ad alto rischio, come Ruanda e Uganda.

Un provvedimento duramente criticato dall'Alto comissariato Onu per i rifugiati, che aveva fatto scattare l'intervento del Palazzo di Vetro.

Oggi l'intesa, definita "senza precedenti", annunciata da un portavoce del premier di Tel Aviv: "L'Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati e Israele sono arrivati a un accordo che permetterà la partenza di almeno 16.250 migranti africani verso Paesi occidentali, mentre lo Stato di Israele regolarizzerà lo status di quelli che rimarranno".

Quanto stabilito dal negoziato dovrà ora essere perfezionato, con l'individuazione delle nazioni disposte ad accogliere i richiedenti asilo che lasceranno il territorio israeliano nelle prossime settimane.

Al proposito, il governo israeliano ha dapprima indicato, tra le possibili destinazioni, "Germania, Canada e Italia".

Ma dalla Farnesina è arrivata subito una smentita: "Si precisa che non c'è alcun accordo con l'Italia nell'ambito del patto bilaterale tra Israele e Unhcr per la ricollocazione, in 5 anni, dei migranti che vanno in Israele dall'Africa e che Israele si è impegnata a non respingere".

E a stretto giro è arrivata poi la precisazione di Tel Aviv: "L'Italia era solo un esempio".

(Unioneonline/l.f.)
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