Combattimenti ed esplosioni in Sud Sudan, dove è in corso una guerra civile tra l’esercito regolare e i paramilitari delle Forze di sostegno rapido (Rsf) del generale Mohamed Hamdane Dagalo.

I paramilitari affermano di aver preso il controllo del palazzo presidenziale di Khartoum e dell’aeroporto della città. Secondo quanto riferisce il sito del New York Times, i combattimenti, iniziati nella parte sud di Khartoum, si sono rapidamente diffusi attraverso il Nilo fino alla città gemella di Omdurman, dove residenti hanno detto che uomini armati hanno circondato gli studi dell'emittente statale.

Immediatamente è partita la controffensiva delle forze governative, che avrebbero distrutto con aerei da guerra un campo appartenente alle Rsf. «Gli scontri sono in corso e l'esercito sta svolgendo il suo dovere di salvaguardare il Paese», ha affermato il portavoce dell’Esercito Nabil Abdallah.

Almeno tre i civili rimasti uccisi. Il sindacato dei medici, in una dichiarazione su Facebook, ha affermato che «due persone sono state uccise all'aeroporto di Khartoum» e una terza a El Obeid, nello Stato del Nord Kordofan, a sud della capitale. Almeno altre nove persone sono rimaste ferite negli scontri.

L'attrito fra esercito e paramilitari si sta aggravando da mesi, con differenze evidenti nei recenti scambi e dichiarazioni da entrambe le parti. Il generale Mohamed Hamdane Dagalo, comandante delle Rsf e vicepresidente del Consiglio sovrano, aveva pubblicamente respinto gli atti compiuti il 25 ottobre scorso dal presidente dello stesso Consiglio e comandante in capo dell'esercito, il tenente generale Abdel-Fattah Al-Burhan, definendoli un "colpo di Stato". Di recente erano emerse divergenze anche sul processo politico per una transizione alla democrazia basato sull'accordo-quadro firmato il 5 dicembre scorso, in particolare sulle questioni della sicurezza e della riforma militare.

I leader dell'esercito sudanese vorrebbero infatti integrare rapidamente le Rsf nei propri ranghi mentre Dagalo vorrebbe un calendario che potrebbe durare fino a dieci anni. L'Rsf, inoltre, vorrebbe essere sottoposta a una guida civile, riforma che l'esercito rifiuta, e chiede la rimozione di tutti gli elementi dei Fratelli Musulmani dalle forze armate come prerequisito per la riforma. Le dispute tra le due parti su queste e altre questioni stanno ritardando la firma di un accordo finale per passare a un governo civile che era prevista per il primo aprile scorso.

Le rivalità tra i due generali dietro al colpo di Stato del 2021 si sono trasformate dunque in guerriglia.

E si spara anche a Khartoum-2, il settore della capitale in cui si trova l’Ambasciata d’Italia. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani sta seguendo con attenzione la vicenda: «La nostra Ambasciata è pienamente operativa e ha avvisato i connazionali di restare a casa. L’Unità di crisi sta monitorando gli sviluppi», ha detto, lanciando un appello al dialogo e alla cessazione delle violenze.

(Unioneonline/L)

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