Dopo 12 anni al governo Benjamin Netanyahu non è più il premier di Israele. Lo ha relegato all’opposizione il governo del cambiamento del leader di Yamina Naftali Bennett, diventato 13esimo premier di Israele dopo aver ottenuto la fiducia della Knesset con 60 voti a favore degli 8 partiti della nuova coalizione di centro, destra, sinistra e gli arabi di Raam, 59 contrari (tutti i deputati della vecchia maggioranza che ha sostenuto Netanyahu) e un astenuto.

Applausi e urla di giubilo dai banchi dei sostenitori all'annuncio ufficiale da parte del nuovo presidente della Knesset, Miki Levy. Fuori dal Parlamento migliaia di persone si sono radunate nella piazza Rabin di Tel Aviv - nel luogo dove nel 1995 il premier laburista fu assassinato da un estremista ebreo di destra - per festeggiare il nuovo governo: "Siamo intenzionati a ballare per tutta la notte, nessuno oggi vada a dormire", ha detto uno degli organizzatori.

IL DIBATTITO – Il governo - che si basa sulla rotazione tra Bennett e il leader centrista Yair Lapid nella carica di primo ministro - ha già giurato. Scontri prima delle dichiarazioni finali: Bennett è stato interrotto per tutto il suo discorso e Netanyahu gli ha annunciato che "abbatterà al più presto" questo esecutivo "pericoloso". Bennett ha dichiarato che sarà lui a mettere "fine ad un terribile periodo di odio tra il popolo d'Israele". "Questa lacerazione, che è andata sfilacciando il nostro tessuto sociale - ha denunciato - ci ha condotto ad una tornata elettorale dopo l'altra e ad una spirale di odio e di liti fra fratelli".

Netanyahu ha risposto di essere lì "come rappresentante eletto da oltre un milione di cittadini che hanno votato per il Likud sotto la mia guida e da altri milioni che si sono espressi per i partiti di destra che mi appoggiano". 

ALL’OPPOSIZIONE – Per lui inizia ora una sofferta separazione dal potere dopo aver dettato per 12 anni l'agenda nazionale. La prima rinuncia riguarda la palazzina in via Balfour a Gerusalemme, residenza ufficiale dei primi ministri di Israele, assurta a simbolo del controverso stile di vita della famiglia Netanyahu. La seconda preoccupazione è il controllo del Likud: non mancano ex ministri che sostengono che, se si fosse fatto tempestivamente da parte anche in via provvisoria, il partito avrebbe facilmente formato un governo omogeneo di destra.

La terza l'andamento del suo processo, nel tribunale distrettuale di Gerusalemme, per corruzione, frode e abuso di potere. L’ex premier più volte ha denunciato di essere stato vittima di una caccia alle streghe con dossier "creati ad arte per abbattere un premier eletto". 

(Unioneonline/D)

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