Il terrorista Anders Behring Breivik ci riprova. Il 41enne neonazista norvegese che nel 2011 massacrò a sangue freddo 77 persone, soprattutto giovanissimi ragazzi e ragazze, vuole ottenere la libertà vigilata dopo nove anni di carcere e ha di nuovo fatto causa allo Stato norvegese - come fece già nel 2015, vincendo incredibilmente in primo grado - per violazione dei diritti umani per averlo tenuto "per così tanto tempo in isolamento".

Nell'aprile 2012 Breivik fu condannato alla pena massima prevista dal codice penale norvegese, 21 anni di carcere, cui si possono aggiungere di volta in volta pene aggiuntive di cinque anni in caso di comprovata pericolosità.

A luglio 2021 saranno trascorsi dieci anni da inizio detenzione, il minimo della pena da scontare in carcere, dopo i quali teoricamente si potrebbe avere diritto al rilascio condizionato.

"E' un diritto che tutti i detenuti hanno e di cui anche lui vorrebbe usufruire. Il problema è se sussistano ancora le condizioni per tenerlo in detenzione", ha detto il suo legale Oysten Storrvik.

Nel carcere di massima sicurezza di Skien, a sud-ovest di Oslo, Breivik ha a disposizione tre celle di dieci metri quadrati l'una con vista sulla campagna, una palestra privata con pesi, tv, lettore dvd, consolle per videogiochi, un pc senza connessione internet e un divano.

Alcuni di questi comfort furono misure compensative allo stato di isolamento dagli altri detenuti al quale è sottoposto. Misure applicate dopo la sentenza del 2016 che gli diede parzialmente ragione dopo la prima denuncia per presunte "violazioni dei diritti umani" e trattamento "disumano" e "degradante": denuncia poi respinta in appello e dalla Corte europea dei diritti umani, la cui Convenzione, sosteneva Breivik, era stata violata.

Breivik giustifica il suo ricorso con il "lungo isolamento" cui è stato costretto.

LA FEROCIA DEL TERRORISTA - Il 22 luglio 2011 in un atto pianificato meticolosamente Breivik uccise prima otto persone facendo esplodere un'autobomba fabbricata con del fertilizzante nel centro di Oslo. Poi in auto si recò nell'isoletta di Utoya, alle porte della capitale, dove era in corso il raduno annuale dei giovani laburisti. Vestito da poliziotto e armato di pistola e fucile automatico, inseguì e uccise a sangue freddo 69 adolescenti.

La strage, un atto contro l'odiato governo progressista colpevole ai suoi occhi di permettere l'immigrazione e il multiculturalismo in Norvegia, causò 77 morti e 319 feriti. Nell'aprile 2012 Breivik si presentò in tribunale impassibile e sprezzante, facendo un saluto nazista che divenne una sorta di icona del male.

(Unioneonline/L)
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