Il Premio Nobel per la pace 2019 è stato assegnato al Primo Ministro etiope Abiy Ahmed Ali.

La motivazione è legata ai "suoi sforzi per raggiungere la pace e la cooperazione internazionale, e in particolare per la sua decisiva iniziativa per risolvere il conflitto di confine con la vicina Eritrea".

"Il premio - spiegano da Oslo - è anche un riconoscimento a tutte le parti interessate nel lavoro per la pace e la riconciliazione in Etiopia e nelle regioni dell'Africa orientale e nord-orientale".

"Quando Abiy Ahmed è diventato Primo Ministro nell'aprile 2018 - aggiunge ancora il Comitato per il Nobel - ha chiarito che desiderava riprendere i colloqui di pace con l'Eritrea. In stretta collaborazione con Isaias Afwerki, il presidente dell'Eritrea, Abiy Ahmed ha rapidamente elaborato i principi di un accordo di pace per porre fine al lungo stallo".

"Nessuna pace, nessuna guerra" tra i due paesi: questi principi sono enunciati nelle dichiarazioni che il primo ministro Abiy e il presidente Afwerki hanno firmato ad Asmara e Jedda lo scorso luglio e settembre. Una premessa importante per la svolta è stata la volontà incondizionata di Abiy Ahmed di accettare la sentenza arbitrale di una commissione internazionale di confine nel 2002.

CHI È - Giovane e carismatico, in un continente dove molti paesi sono governati da vecchi autocrati, il 43enne Ahmed ha rivoluzionato il suo paese con riforme politiche ed economiche.

La sua storia personale è di per sé un simbolo di cambiamento: Ahmed è il primo capo di governo oromo, un'etnia largamente diffusa in Etiopia che si è sempre sentita discriminata politicamente, etnicamente e culturalmente. Ma Ahmed non vuole essere solo simbolo del riscatto oromo, quanto dell'unità fra le varie etnie che compongono l'Etiopia.

Nato ad Agaro, nella regione dell'Oromia, Ahmed proviene da una famiglia mista di cristiani e musulmani. Entrato nell'esercito è salito sino al grado di tenente colonnello. Successivamente è stato il fondatore e il direttore dell'agenzia di cyber sicurezza del governo, in un paese dove le autorità esercitano uno stretto controllo su Internet.

Diventato poi ministro della Scienza e la Tecnologia, Ahmed è anche il leader della Organizzazione democratica del popolo oromo (Opdo), uno dei quattro partiti etnici che compongono Il Fronte Democratico Rivoluzionario del popolo etiope (Ersdf) al potere.

Ahmed si è insediato al governo il 2 aprile 2018 promettendo di aprire "un nuovo capitolo" nella storia del paese. Ha cominciato con la liberazione di migliaia di prigionieri politici e la chiusura del carcere di Maekelawi, simbolo di anni di repressione. Poi ha sbloccato 264 siti e blog riconducibili all'opposizione. Il suo governo, che ha avviato diverse riforme economiche, comprende diversi ministri donna, fra cui il presidente Sahle-Work Zewde.

"ABIYMANIA" - L'avvento di Ahmed ha provocato una sorta di "Abiymania" in Etiopia e nella diaspora, con molti suoi compatrioti che guardano a lui come una sorta di "profeta" e indossano magliette con il suo volto. Molti esuli hanno fatto ritorno in patria, come il quarto Patriarca della Chiesa ortodossa Abune Merkerios, che aveva vissuto per 27 anni negli Stati Uniti.

Il processo di democratizzazione, anche in vista delle elezioni dell'anno prossimo, rimane tuttavia un percorso irto di ostacoli in un paese segnato da rivalità fra le diverse etnie e dal peso dei militari nella vita pubblica.

(Unioneonline/v.l.)
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