Ormai è una vera e propria guerriglia quella che si è scatenata nello Stato di Sinaloa, in Messico, dopo l’arresto del figlio de “El Chapo”, Ovidio Guzman Lopez.

Auto date alle fiamme, l’aeroporto internazionale di Culiacan chiuso dopo essere stato invaso dagli insorti. Negli scontri sono morti anche sette agenti.

Il governo ha mobilitato i blindati per le strade prese d'assalto dai membri armati dei cartelli dei narcos

Immagini mostrano auto ridotte a palle di fuoco ed enormi pennacchi di fumo nero nel cielo. Secondo il governatore dello Stato, Ruben Rocha, 7 membri delle forze di sicurezza sono stati uccisi, 21 agenti e 8 civili sono stati feriti.

Pesantissimo anche il bilancio degli scontri per l'arresto di Guzman, noto come “El Raton”, arrivato al termine di un violentissimo conflitto a fuoco con i narcos. Nell’operazione sono morte 29 persone, 10 agenti e 19 sospetti criminali, ha riferito il governo.

«Dieci membri dell'esercito sfortunatamente hanno perso la vita nell'esercizio del loro dovere», ha detto ai giornalisti il segretario alla Difesa Luis Cresencio Sandoval.

Guzman non sarà estradato presto negli Stati Uniti che lo richiedono per processarlo, perché prima dovranno essere espletate le formalità previste dalla legge messicana. In dichiarazioni alla stampa il ministro degli Esteri Marcelo Ebrard ha confermato che la richiesta di estradizione esiste ma ha spiegato al riguardo che «non potremmo estradarlo oggi, domani, dopodomani, perché dobbiamo rispettare le formalità che la legge ci impone».

Con il padre che sta scontando un ergastolo negli Usa, Guzman controllava da tempo il cartello di Sinaloa insieme ai fratelli.

“El Raton” era stato arrestato già a ottobre del 2019, ma in quell'occasione le autorità del governo nazionale decisero di rilasciarlo dopo violentissime rappresaglie degli uomini del cartello che misero a ferro e fuoco la città. L'episodio, conosciuto come “Culiacanazo”, si concluse con la morte di sette agenti e di un civile, e con la fuga di 47 detenuti dal carcere della città al termine di una rivolta comandata dai narcos.

Il successivo rilascio di Guzman valse enormi critiche al governo del presidente Andres Manuel Lopez Obrador ed è ricordato come una pagina nera della lotta contro i cartelli della droga.

(Unioneonline/L)

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