I russi «si stanno preparando» a lasciare la centrale di Zaporizhzhia.

Lo sostengono gli ucraini: «È troppo presto per dire che l'esercito russo stia lasciando l'impianto», ha precisato il presidente dell'agenzia nucleare ucraina Energoatom Petr Kotin, però c'è «l'impressione che stiano facendo le valigie, rubando tutto quello che riescono a trovare».

Se confermato, sarebbe l'ennesimo segnale della crisi nera di Mosca nel conflitto.

A Kherson, intanto, continuano di notte e di giorno decine di raid russi, che dopo i quartieri più popolosi prendono di mira le linee elettriche, lasciando la luce a meno del 5% dei residenti e costringendo centinaia di uomini, donne e bambini ad un tragico esodo dalla città. 

Secondo Kiev, l'invasore si prepara a lanciare dal 10 dicembre una nuova "mobilitazione" segreta per rafforzare le sue truppe al fronte, e sarebbe pronto a muovere le sue unità dalla Bielorussia in Ucraina. 

Le previsioni meteo nel frattempo sono in peggioramento con neve, pioggia e gelo al nord, nelle regioni centrali e anche a Kiev. E si contano i primi morti tra chi cerca di ingegnarsi per trovare fonti di calore alternative di fronte ai continui blackout. Le autorità corrono ai ripari, con le squadre che lavorano 24 ore su 24 per ripristinare i servizi di base: l'operatore della rete elettrica statale Ukrenergo ha riferito che la produzione di elettricità riesce al momento a rispondere all'80% della domanda di consumo, mentre a Kiev l'elettricità, l'acqua, il riscaldamento e le comunicazioni sono state quasi completamente ripristinate.

Sul fronte diplomatico continua lo stallo sulle possibilità di una soluzione negoziata del conflitto. Mentre dal Vaticano arriva la disponibilità ad ospitare un tavolo per raggiungere la pace, per il vescovo di Kiev «gli attacchi senza sosta» dell'invasore «mostrano che la Russia non vuole il dialogo».

A parlare per Mosca è Minsk, che ha accusato gli Stati Uniti di non permettere alla leadership ucraina di avviare negoziati. «Gli americani vogliono abbattere l'Europa in un colpo solo e poi avvicinarsi alla Cina attraverso la Russia», ha detto il presidente Alexander Lukashenko, mentre continua a rimanere avvolta nel mistero la morte del ministro degli Esteri Vladimir Makei, che Kiev ha attribuito ad un possibile avvelenamento: dalle autorità bielorusse non è ancora stata fornita nessuna spiegazione ufficiale. Era un «vero amico» di Mosca, secondo il ministero degli Esteri russo. Proprio oggi Lavrov si sarebbe dovuto recare a Minsk per incontrarlo.

(Unioneonline/D)

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