Il presidente maliano Ibrahim Boubacar Keita ha annunciato stanotte le sue dimissioni e lo scioglimento del Parlamento e del Governo, poche ore dopo essere stato arrestato dai militari in rivolta.

Dal canto proprio i vertici dell'esercito che ha messo a segno il golpe prendendo il potere hanno annunciato l'intenzione di mettere in atto una "transizione politica civile" per portare alle elezioni generali entro un "tempo ragionevole".

"Noi, le forze patriottiche raggruppate nel Comitato nazionale per la salvezza del popolo, abbiamo deciso di assumerci le nostre responsabilità davanti al popolo e alla storia", ha dichiarato il loro portavoce, il colonnello maggiore Ismael Wagué, vicecapo di Stato maggiore dell'Aeronautica militare.

"Il nostro Paese, il Mali, cade giorno per giorno nel caos, nell'anarchia e nell'insicurezza per colpa degli uomini responsabili del suo destino", ha accusato l'ufficiale denunciando "clientelismo politico" e "gestione familiare degli affari di Stato". "La società civile e i movimenti socio-politici sono invitati a unirsi a noi per creare insieme le migliori condizioni per una transizione politica civile che porti a elezioni generali credibili per l'esercizio democratico", ha concluso il colonnello.

Intanto, arrivano le prime, dure condanne al colpo di Stato, a cominciare da quella della Comunità degli stati dell'Africa occidentale (Ecowas) che ha chiesto il rilascio immediato del presidente.

L'organizzazione regionale - di cui il Mali è uno dei 15 componenti - ha deciso inoltre di sospendere il Paese dai suoi organi decisionali e di chiudere le frontiere tra i suoi membri e il Mali, chiedendo inoltre "l'immediata attuazione di una serie di sanzioni contro tutti i golpisti".

La situazione in Mali è attenzionata anche dall'Onu, con il Consiglio di Sicurezza pronto a riunirsi.

(Unioneonline/l.f.)
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