È ancora notte quando Donald Trump comincia ad emergere come il favorito nella corsa per la Casa Bianca e sono le 7 del mattino quando Fox News gli attribuisce la vittoria in Pennsylvania, il secondo Stato in bilico che ha strappato ai dem dopo il Wisconsin. Nella mattina italiana è ormai ufficiale: Donald Trump supera i 270 grandi elettori e diventa il 47esimo presidente degli Stati Uniti d'America, vincendo anche il voto popolare, cosa che per un candidato presidenziale repubblicano non succedeva dal 2004 con George W. Bush.

Salito sul palco del convention center di Palm Beach con la famiglia al completo, tra i cori del pubblico "Usa Usa”, il tycoon rivendica la presidenza sottolineando che «stasera abbiamo fatto la storia». Questa «è una magnifica vittoria che ci consentirà di rendere l'America di nuovo grande. Questo è un movimento mai visto prima, questo è il più grande movimento della storia», ha aggiunto promettendo di portare una nuova «età dell'oro» negli Stati Uniti.

Trump sarà il primo presidente a ricoprire due mandati presidenziali non consecutivi dopo il dem Stephen Grover Cleveland (a fine '800), il primo con una condanna penale e il presidente più vecchio ad insediarsi, a 78 anni. La sua è considerata una vera e propria impresa senza precedenti, perché è riuscito a tornare alla Casa Bianca sfidando ogni regola del politicamente corretto, sopravvivendo a due impeachment, vari processi, due condanne penali e vari scandali. Dopo l'assalto al Capitol, sembrava un leader politico finito, abbandonato anche dal suo partito, che invece è riuscito a riconquistare.

Ore dopo l’ufficialità della vittoria di The Donald, al tycoon sono arrivate le telefonate sia di Joe Biden sia di Kamala Harris. Una chiamata di rito per fare al nuovo presidente eletto le proprie «congratulazioni». 

Harris ha mantenuto a lungo il silenzio dopo la sconfitta. Poi da Washington ha infine rilasciato il suo commento in conferenza stampa: «Accetto la sconfitta, perché siamo in democrazia. Ma non smetterò di lottare per i diritti e per le libertà di tutti».

Il presidente uscente, invece, ha invitato Trump alla Casa Bianca per un incontro e parlerà al Paese, un discorso sul risultato delle elezioni e sulla transizione.

Le reazioni

All'estero, dove la corsa alla Casa Bianca era seguita col fiato sospeso per le ripercussioni sui grandi dossier internazionali, Parigi è stata tra le prime capitali a reagire, con il portavoce del governo francese che ha sottolineato come ora l'Europa deve «prendere in mano il proprio destino» in un certo numero di settori chiave, dalla difesa alla reindustrializzazione e decarbonizzazione. Macron si è detto «pronto a lavorare insieme» con «rispetto e ambizione». Ma intanto, ha annunciato insieme al cancelliere tedesco Olaf Scholz uno «stretto coordinamento» Parigi-Berlino, proprio a seguito del voto Usa. In Italia la premier Giorgia Meloni si congratula su X «a nome mio e del Governo italiano» con "il presidente eletto degli Stati Uniti: Italia e Stati Uniti sono Nazioni “sorelle”, legate da un'alleanza incrollabile, valori comuni e una storica amicizia. È un legame strategico, che sono certa ora rafforzeremo ancora di più. Buon lavoro Presidente». E Matteo Salvini saluta la vittoria del tycoon Trump in un messaggio su Instagram: «Lotta all'immigrazione clandestina e taglio delle tasse, radici cristiane e ritorno alla pace, libertà di pensiero e no ai processi politici. Anche negli Usa vincono buonsenso, passione e futuro! Buon lavoro, Presidente Donald Trump».

Da Budapest, il primo ministro ungherese Viktor Orban - l'unico leader europeo a tifare esplicitamente per il tycoon - ha celebrato «il più grande ritorno nella storia politica degli Stati Uniti» e «una vittoria necessaria per il mondo». Il premier israeliano, Benyamin Netanyahu, si è congratulato con Trump per «il più grande ritorno della storia».

Se i sovranisti europei esultano - con la presidente del Rassemblement National Marine Le Pen che parla di una «una nuova era politica che si apre» - i socialisti dell'Ue parlano di «un giorno buio», evidenziando «il progetto di Trump: autoritarismo, xenofobia e mancanza di opportunità», sottolinea la presidente del gruppo all'Eurocamera Iratxe Garcia Perez. E c'è chi pensa già al futuro, con Berlino che chiede all'Europa di assumersi «maggiori responsabilità» in materia di sicurezza dopo la vittoria del tycoon.

Mentre la presidente della commissione Ue von der Leyen ha parlato di «un vero partenariato tra i nostri popoli, che unisce 800 milioni di cittadini», auspicando di «lavorare insieme a un'agenda transatlantica forte che continui a dare risultati per loro». Ma è chiaro che già si riflette sulle possibili ripercussioni del ritorno di Trump alla Casa Bianca sui rapporti commerciali tra Europa e Usa, gli equilibri nella Nato e le crisi internazionali.

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky si è congratulato con Trump per la sua «impressionante» vittoria, augurandosi che questa «aiuterà l'Ucraina ad ottenere una pace giusta». Ma durante la campagna elettorale, il tycoon ha minacciato più volte di mettere fine all'aiuto americano in Ucraina, promettendo di mettere fine alla guerra in 24 ore. Parole alle quali Mosca guarda con attenzione: «Gli Usa sono in grado di contribuire alla fine del conflitto» in Ucraina, ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. «Siccome proprio gli Usa sono il paese che butta costantemente benzina sul fuoco» sono in grado di «cambiare la traiettoria della loro politica», «ma se questo sarà fatto e in che modo lo sapremo solo dopo gennaio».

Nel frattempo, il presidente russo Vladimir Putin non ha in programma di congratularsi con Trump: gli Usa restano «un Paese ostile» e Mosca giudicherà la prossima amministrazione in base a «passi concreti». Congratulazioni a Trump sono giunte anche dal premier britannico Keir Starmer e dal presidente turco Erdogan, così come da altri capi di Stato e di governo in tutto il mondo, mentre l'Iran invia il messaggio che «non importa chi diventerà presidente degli Stati Uniti, perché i nostri piani sono già stati fatti», ha affermato la portavoce del governo Fatemeh Mohajerani. 

La conquista del Senato

Anche la cupola ottocentesca di Capitol Hill si tinge di rosso. I repubblicani conquistano il Senato americano e si avviano a mantenere il controllo della Camera spianando la strada a Donald Trump per una presidenza in discesa e una mano più che libera su leggi e nomine, come accadde all'inizio del suo primo mandato nel 2017. Senza contare il controllo sulla Corte Suprema, da anni ormai a maggioranza conservatrice. Alla fine il Grand old party è salito a 52 seggi, per avere la maggioranza ne bastano 50, con buone chance di aumentare il vantaggio nelle prossime ore. Unica consolazione per i democratici l'elezione in Delaware della prima afroamericana, Lisa Blunt Rochester.

Quanto alla Camera la situazione non è ancora definita ma i repubblicani sono avanti. Nel Grand old party hanno mantenuto il seggio lo speaker Mike Johnson, eletto in Louisiana e ringraziato dal presidente eletto come artefice di questo straordinario successo a Capitol Hill, e il controverso trumpiano Matt Gaetz; tra i dem per ora Nancy Pelosi e Alexandria Ocasio-Cortez. Le prossime ore saranno cruciali, con entrambi i partiti in grado di ribaltare una manciata di seggi, rendendo la battaglia per il controllo della Camera una vera e propria scommessa. Da una parte i democratici sono sulla buona strada per conquistare diverse posizioni a New York, dall'altra i repubblicani sono avviati a strapparne alcuni negli Stati del Blue Wall di Pennsylvania e Michigan. In queste ore drammatiche per i dem, il partito si aggrappa alla House come ultimo baluardo, la sottile linea blu contro uno tsunami rosso. 

L'analisi del voto

Uomini, latinos e giovani hanno formato la valanga rossa di Donald Trump, mentre Kamala Harris ha tenuto tra donne e ragazze, ma meno di Joe Biden nel 2020 e non comunque abbastanza per assicurarsi la vittoria. E se l'America rurale ha spinto la vittoria del tycoon con una forza maggiore di quanto previsto alla vigilia, di converso il sostegno alla democratica nelle aree suburbane si è rivelato inferiore al necessario per tenere la Casa Bianca. Soprattutto nella cosiddetta “cintura della ruggine”, gli Stati chiave del Midwest che hanno visto sbriciolarsi il muro blu (Pennsylvania, Michigan e Wisconsin si sono tutti colorati di rosso). L'analisi demografica del voto conferma la battaglia dei sessi: il 54% delle elettrici ha votato Harris contro il 45% di Trump, ma il riallineamento a destra in alcuni Stati chiave degli elettori ispanici e, in misura minore, dei maschi afroamericani - finora bastioni dem - ha catapultato il repubblicano alla vittoria.

Trump ha spopolato tra i bianchi: 55 a 43, mentre l'85% degli elettori afroamericani si è schierato con la dem. Sulla carta Harris ha vinto anche il voto degli ispanici, favorevoli a lei al 53% contro il 45% per Trump, ma i numeri nascondono un cambio di tendenza drammatico per il partito dell'asinello: quattro anni fa il margine di vittoria di Biden in questo gruppo etnico era stato di ben il 33 per cento.

Tra i giovani - per un totale del 16% dell'elettorato - i maschi della Generazione Z che sono andati alle urne (non era affatto scontato) hanno indicato il nome del tycoon sulla scheda confermandosi nuovi player delle dinamiche elettorali. Nel 2020 Biden aveva vinto di 24 punti tra i nati dopo il 1995, mentre Harris si è fermata solo a +10%. Paradossalmente la candidata dem, rispetto a Biden quattro anni fa, ha fatto meglio tra le "pantere grigie”: Trump nel 2020 aveva vinto tra gli ultrasessantacinquenni con un margine di cinque punti, stavolta il voto dei pensionati è stato 50 a 50.

Il titolo di studio - o la sua assenza - ha accentuato gli spostamenti: nel 2024 i giovani afroamericani con la sola licenza liceale si sono mossi di 20 punti verso Trump rispetto a quattro anni fa, triplicando il monte consensi del presidente eletto in quella fascia demografica. Immobile invece il sostegno degli afroamericani più anziani con lo stesso livello di istruzione: erano al 95% per Biden e sono rimasti al 95% con Harris. Il college è stato uno spartiacque: tra i laureati Harris ha vinto 57 a 41, ma tra i senza laurea è stato Trump a farla da padrone 54 a 44. Rispetto a Biden, Kamala ha fatto progressi solo tra le donne laureate, le stesse che nel 2022 avevano spinto la performance dei dem nelle elezioni di midterm. C'è stato uno spostamento anche in fatto di religione: nel 2020 il voto dei cattolici - un quarto del totale dell'elettorato - era andato al correligionario Biden, il secondo capo della Casa Bianca dopo Jfk battezzato nella fede di Roma: Trump ieri lo ha vinto 56 a 41.

Balzo Tesla e Truth

La Tesla di Elon Musk festeggia la vittoria di Donald Trump alle presidenziali Usa. Tesla nel pre-mercato Usa vola del 13%, mentre a Piazza Affari è il titolo migliore del listino con un +15% a 266,15 euro. Il patron di Tesla è stato il principale sostenitore di Trump per la sua seconda elezione alla Casa Bianca, con circa 130 milioni di dollari a sostegno della campagna del candidato repubblicano e con iniziative molto discusse, a partire dall'intervista di tre ore che Musk ha fatto a Trump sul suo social X, per finire con la lotteria da 1 milione di dollari al giorno. I future sugli indici Usa corrono, con quelli sul Dj in progresso del 2,9% e quelli sul Nasdaq dell'1,8%.

Balzo senza precedenti a Wall Street per il titolo di Trump Media & Technology Group. Le azioni del gruppo, a cui fa capo il social Truth e in cui il magnate ha una quota del 57%, sono arrivate a guadagnare nel premercato a Wall Street poco meno del 50%, un rialzo giornaliero record, a 49,81 dollari per azione e crescono al momento del 40%. Negli ultimi cinque giorni di scambi, le azioni erano scese del 34%, di pari passo con i dubbi sulle reali possibilità di vittoria del repubblicano. Ma già ieri, quando è iniziato lo spoglio dei voti, il titolo ha cominciato a salire. 

(Unioneonline/D)

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