Non ha retto alla bufera che si è scatenata dopo l'esplosione dello scandalo sulle operazioni immobiliari all'estero che ha investito la Chiesa (sospesi cinque funzionari della segreteria di Stato) e ha deciso di dimettersi Domenico Giani, capo della Gendarmeria vaticana.

Sua la firma sui provvedimenti disposti nei confronti dei funzionari vaticani e arrivati in qualche modo ai giornali mentre le indagini sono ancora in corso, scatenando l'ira del Pontefice che ha definito la diffusione di documenti riservati "grave quanto un peccato mortale": "Tale pubblicazione - si legge in una nota diffusa dalla Santa Sede - è altamente lesiva sia della dignità delle persone coinvolte, sia della stessa immagine della Gendarmeria".

Giani, si affretta a precisare il Vaticano, non ha "alcuna responsabilità soggettiva nella vicenda" ma "volendo garantire la giusta serenità per il proseguimento delle indagini coordinate dal Promotore di Giustizia ed eseguite da personale del Corpo, non essendo emerso al momento l'autore materiale della divulgazione all'esterno della disposizione di servizio riservata agli appartenenti al Corpo della Gendarmeria e della Guardia Svizzera Pontificia", prosegue il comunicato, "ha rimesso il proprio mandato nelle mani del Santo Padre, in spirito di amore e fedeltà alla Chiesa e al Successore di Pietro".

Un gesto apprezzato dal Pontefice che ha accolto le dimissioni: "Il Santo Padre si è intrattenuto a lungo col Comandante Giani e gli ha espresso il proprio apprezzamento per questo gesto, riconoscendo in esso un'espressione di libertà e di sensibilità istituzionale, che torna ad onore della persona e del servizio prestato con umiltà e discrezione al Ministero Petrino e alla Santa Sede".

Papa Francesco, ragguaglia ancora la nota, "ha voluto ricordare anche la sua ventennale, indiscussa, fedeltà e lealtà e ha sottolineato come, interpretando al meglio il proprio stile di testimonianza in ogni parte del mondo, il Comandante Giani abbia saputo costruire e garantire intorno al Pontefice un clima costante di naturalezza e sicurezza. Nel salutare Domenico Giani, il Santo Padre lo ha anche ringraziato per l' alta competenza dimostrata nell'espletamento dei molteplici, delicati servizi, anche in ambito internazionale, e per il livello di indiscussa professionalità a cui ha portato il Corpo della Gendarmeria".

BECCIU: "STA VENENDO MENO LA LEALTÀ" - "Non sappiamo chi abbia diffuso il documento - ha commentato il cardinale di Pattada monsignor Angelo Becciu, oggi prefetto della Congregazione delle Cause dei santi e fino al 2018 sostituto alla segreteria vaticana -. Purtroppo all'interno del Vaticano sta venendo meno il senso di lealtà e di fedeltà alle istituzioni. Se ci dilaniamo e attacchiamo tra odio e lotte di potere perde senso l'essere Chiesa".

"Vivo questo momento difficile - ha commentato Giani - con la serenità interiore che, chi mi conosce, sa che ha contraddistinto il mio stile di vita anche di fronte a vicende dolorose. Ho dedicato 38 anni della mia vita al servizio delle istituzioni, prima in Italia, e poi per 20 anni in Vaticano, al Romano Pontefice. In questi anni ho speso tutte le mie energie per assicurare il servizio che mi era stato affidato. Ho cercato di farlo con abnegazione e professionalità ma sentendomi, come il Vangelo di due domenica fa ci ricorda, serenamente un 'servo inutile' che ha fatto fino in fondo la sua piccola parte".

(Unioneonline/D)
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