Franco Musu da Strasburgo: "Ci hanno salvato i biscotti di Natale"
Il giorno della sparatoria Franco si sarebbe potuto trovare nel luogo dell'attentato, se la compagna non avesse deciso di fare i dolci nataliziPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
“Una città ferita, non sarà più la stessa”.
Riceviamo questo messaggio con allegata una foto della Porta d’ingresso ai mercatini di Natale a Strasburgo. Un’immagine nitida, eppure scura, spettrale. Ben diversa dallo sfavillio di luminarie e addobbi natalizi che hanno animato la città fino all’altro ieri, prima della sparatoria che ha lasciato a terra morti e feriti. Tra questi un cronista italiano, in lotta per la vita con un coma che lascia poche speranze.
Il messaggio e la foto sono stati inviati a Unionesarda.it da Franco Musu, che al telefono ci ha poi raccontato il clima che si vive in questa città nel cuore d’Europa, quell’Europa che unisce (o dovrebbe unire) i popoli e che poco riesce a fare contro terroristi organizzati o solitari che siano. Come in quest’ultimo caso: un giovane francese di 29 anni, con precedenti penali e condanne sulle spalle, si arma di pistola e semina sangue e terrore. E scappa, si nasconde, è imprendibile nonostante il dispiegamento di forze: 700 poliziotti a dargli la caccia e di lui neppure l’ombra.
“I poliziotti sono dappertutto, anche se non li vediamo ci sono”, racconta Musu.
Originario di Usellus (Oristano), ha scelto di vivere a Strasburgo perché “è una bella città, vivibile, a misura d'uomo. Come la nostra Cagliari. È molto bella, circondata dal fiume, trovi proprio tutto ciò che serve e a me è sempre piaciuta anche perché multiculturale”.
Vive lì da 16 anni. Ha una compagna italo-francese (e un figlio di 12), entrambi lavorano in un laboratorio di analisi in Germania.
Fate i pendolari?
“Da casa al confine ci vogliono 5 minuti, 20 di macchina per arrivare al lavoro. A parte oggi che ci sono volute due ore: ci sono controlli dappertutto”.
Abita vicino al luogo dell'attentato?
“In una zona pedonale a ridosso del centro storico, a pochi minuti dal punto in cui è successo. Proprio quel giorno avevamo deciso di uscire per fare acquisti e sicuramente ci saremmo potuti trovare lì. All’ultimo momento la mia compagna ha deciso di rimandare e ci siamo messi a fare i biscotti per Natale. A un certo punto abbiamo saputo...”.
Vi hanno salvato i biscotti di Natale. Poi cosa è successo?
“Siamo stati praticamente assediati, controlli dappertutto, la zona è stata transennata e bloccata”.
Ora è tornato tutto alla normalità?
“Assolutamente no. La città è deserta. Solo oggi il sindaco ha deciso di riaprire le scuole, ma tutti i negozi della via in cui c'è stata la sparatoria sono chiusi; anche il mercatino di Natale è ovviamente sprangato, non so quando lo riapriranno. Non c’è quasi nessuno in giro, c’è un clima cupo e perfino il cielo, che qui splende sempre, oggi è grigio”.
Una città diversa da quella che ha vissuto finora.
“Un’altra città. Di solito in questo periodo si anima tanto da diventare una metropoli: nelle quattro settimane che precedono il Natale arrivano 2 milioni di persone. Strasburgo è un importante simbolo. Per questo non è stata una grande sorpresa quel che è accaduto”.
Nel senso che se l’aspettava?
“Pensavo che un giorno o l’altro sarebbe successo qualcosa. Ma quando ci sei dentro è ancora peggio”.
Come state reagendo?
“Io cerco di riprendere la mia solita vita, non voglio farmi condizionare da questo evento; mia moglie si rifiuta di uscire, è molto spaventata e come lei la maggior parte delle persone, infatti la città è deserta”.
La gente non uscirà di casa con animo leggero sapendo che è ancora in circolazione il criminale.
“Certo. Gli danno la caccia ma di lui non c'è traccia".
Ha incontrato altri sardi in città?
“Qui non mi risulta ci sia una vera e propria comunità di sardi, ma ieri ho incontrato una ragazza di Cagliari, piuttosto preoccupata, ma credo che resterà comunque qui. Un altro giovane invece stava per partire”.
Sarà un Natale diverso.
"Certamente sì".
Anna Piccioni
(piccioni@unionesarda.it)
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