Ema e Aifa insistono: “Pfizer efficace e sicuro sui bimbi, aumentano ricoveri per Covid di 5-11enni”
Negli Usa, dove sono stati vaccinati 3,5 milioni di bimbi, “non sono emersi problemi di sicurezza”
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Dati “rassicuranti” sulla sicurezza ed efficacia del vaccino Pfizer nei bambini di età compresa tra 5 e 11 anni.
Parola dell’Agenzia europea del farmaco. Ema evidenzia che “non sono emersi problemi di sicurezza dalla grande campagna di vaccinazione sui bambini di questa fascia d’età negli Stati Uniti”.
“I dati epidemiologici – sottolinea Ema - mostrano che le infezioni e i ricoveri di bambini di età compresa tra 5 e 11 anni sono in aumento negli ultimi mesi. Mentre i bambini a rischio di contrarre in modo grave il Covid-19 dovrebbero avere la priorità, tutti i bambini in questa fascia di età dovrebbero essere presi in considerazione per la vaccinazione”.
Anche il dg dell’Aifa Nicola Magrini prova a rassicurare i genitori: “La valutazione delle reazioni ai vaccini Covid avviene da uno scambio di informazioni a livello globale, al momento dell’approvazione di Ema e Aifa in Usa erano stati già vaccinati 3,5 milioni di bambini senza segnali d'allarme, e si è tenuto conto anche dei dati di Israele”.
Sulle miocarditi “il fenomeno è attenzionato da Ema, che ha reso noti i dati per gli over 12 e indica un rischio molto raro nell’ordine di uno ogni 20mila soggetti”.
“Sebbene l'infezione Covid abbia un decorso più benigno tra i bambini – sottolinea inoltre Magrini -, in alcuni casi può sviluppare conseguenze gravi sia a breve che a lungo termine, ad esempio la sindrome multisistemica che può portare al ricovero in intensiva. Lo studio registrativo sui vaccini mostra l'elevato livello di efficacia del vaccino e ci sono benefici anche di altra natura come la possibilità di frequentare la scuola. Sulla base di ciò la commissione Cts Aifa ha approvato il vaccino per questa fascia nell'uso esclusivo della formulazione pediatrica”.
RICHIAMI E OMICRON – Il responsabile della task force vaccini dell’Ema, Marco Cavaleri, ha ribadito che “la raccomandazione attuale è di somministrare dosi di richiamo preferibilmente dopo sei mesi”, ma ha aggiunto che “i dati disponibili supportano la somministrazione sicura ed efficace di una dose di richiamo già a tre mesi dal completamento della vaccinazione primaria”.
Sulla nuova variante i dati preliminari suggeriscono che i casi “sembrano essere perlopiù lievi”, ma Cavaleri evidenzia la necessità di “raccogliere più prove per determinare se lo spettro di gravita della malattia è diverso da quello di tutte le varianti che sono circolate finora”.
(Unioneonline/L)