Scadono oggi in Israele gli arresti domiciliari di Shmuel Peleg, nonno di Eitan accusato del rapimento dall'Italia del bimbo unico sopravvissuto alla tragedia del Mottarone.

"Ho ricevuto un'opinione legale e sono passato alla frontiera con regolare vidimazione dei passaporti", ha racconta l'uomo intervistato in tv nelle ultime ore, affermando che durante il viaggio il nipote era felice.

"In aereo Eitan non ha mai smesso di chiedere quando saremmo arrivati e gridava: 'voliamo in Israele, voliamo in Israele’", ha spiegato l’uomo.

Affermazioni cui non credono gli zii paterni Or e Aya, sua tutrice legale, pronti a volare in Israele per riabbracciare il bimbo.

I legali di Aya, nominata tutrice dal Tribunale di Torino e con decisione confermata da quello pavese, stanno lavorando per supportare l'istanza avanzata, attraverso avvocati israeliani, al Tribunale di Tel Aviv. Atto con cui si chiede l'immediato ritorno del piccolo in Italia e che, da quanto si è saputo, ha portato già all'attivazione in Israele della convenzione dell'Aja del 1980, che prevede di assicurare il rientro del minore "presso l'affidatario e il Paese di residenza" nei casi di sottrazione internazionale.

L'udienza è fissata per il 29 settembre e Aya ovviamente ci sarà.

Col bimbo in Italia, poi, potrebbe continuare la partita giudiziaria sulla nomina della tutrice e sull'affidamento, una disputa sulle pelle del bambino dietro la quale si celerebbero motivi di educazione religiosa e forse anche, fanno notare molti, ragioni economiche legate ai risarcimenti nel procedimento sul disastro e all'eredità.

Sul fronte dell'inchiesta, si indaga sui "buchi" nella sicurezza che hanno consentito al nonno, che avrebbe avuto un "piano" organizzato e "supportato", di far partire il nipote, nonostante il divieto di espatrio diramato su decisione del giudice di Pavia, che aveva stabilito anche la riconsegna del passaporto israeliano del bambino.

(Unioneonline/v.l.)

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