Mancano poche ore al discorso di Carles Puigdemont: il presidente della Generalitat de Catalunya parlerà oggi intorno alle 18 per prendere atto dei risultati del referendum, illegale per Madrid, dello scorso primo ottobre.

Potrebbe proclamare proprio in questa occasione l'indipendenza della Catalogna, anche se il fronte scissionista comincia a spaccarsi ed è sempre più forte la voce di chi invece reclama l'unione.

La Spagna è pronta a tutto, dice il premier Mariano Rajoy, per "impedire" che avvenga la separazione. La Guardia Civil è stata schierata nei punti più caldi, e si prepara a controllare le decine di migliaia di persone attese per stasera a Barcellona. Gli slogan e gli striscioni sono già pronti, "Benvenuta Repubblica". La città è blindata con camionette e transenne, il Parlamento - generalmente aperto al pubblico - è chiuso.

I TENTATIVI DI MEDIAZIONE - Dopo che anche l'Europa ha cercato di richiamare alla mediazione, la Francia minacciando una Catalexit, ieri un estremo tentativo è stato fatto da Ada Colau, sindaco di Barcellona, che ha detto che il referendum non basta per una dichiarazione di indipendenza.

Le forze politiche nazionali, anche quelle di opposizione a Rajoy, si sono schierate per l'unità: un sollievo per il premier spagnolo, che poteva trovarsi di fronte a un tentativo di strumentalizzazione per far cadere il governo.

I NOBEL - Intanto otto premi Nobel per la pace - Mairead Maguire, Betty Williams, Adolfo Pérez Esquivel, Rigoberta Menchú Tum, José Ramos Horta, Jody Williams, Shirin Ebadi e Tawakkol Karman - hanno scritto al governo di Madrid e alla Generalitat per dare il loro sostegno agli sforzi di mediazione per "raggiungere una soluzione pacifica allo scontro attuale tra il governo spagnolo e la Catalogna".

Intitolata "Dove sta la democrazia in Spagna? Mediazione e dialogo o più violenza e isolamento?", gli otto Nobel ricordano che nelle democrazie mature "si possono trovare varie forme per permettere la libertà di espressione".

"Alcune nazioni lo hanno fatto con referendum secessionisti, come Scozia e Quebec, e in questi casi ha vinto il no", sottolineano, osservando che le risposte violente accrescono l'ostilità e il malcontento.

"Nessuna delle parti è libera da errori in questo processo", concludono.

(Redazione Online/D)

GLI UNIONISTI:

LO SCONTRO:

GLI SCENARI:

© Riproduzione riservata