Il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, ha chiesto di «garantire la continuità» dell'Agenzia per i rifugiati palestinesi, l'Unrwa, dopo che molti finanziamenti sono stati bloccati da alcuni Stati tra cui l’Italia per le accuse rivolte a membri dell'organizzazione di essere coinvolti nei raid su Israele.

«Pur comprendendo le loro preoccupazioni, e anch'io sono rimasto inorridito da queste accuse - ha detto Guterres in una nota -, faccio appello con forza ai governi che hanno sospeso i loro finanziamenti almeno a garantire la continuità delle operazioni dell'Unrwa». Tutto questo mentre Israele attacca l'Unrwa e promette che alla fine della guerra l'Agenzia delle Nazioni Unite non sarà più a Gaza.

La tempesta che si è abbattuta sull'organizzazione dell'Onu per i rifugiati palestinesi - costretta a licenziare 12 suoi dipendenti nella Striscia per un sospetto coinvolgimento nel massacro del 7 ottobre - si sta allargando sempre di più. Dopo gli Usa, anche altri Paesi - dall'Italia alla Germania, Canada, Gran Bretagna, Finlandia, Australia e Olanda - hanno deciso di congelare i propri finanziamenti all'agenzia, le cui risorse per le sue strutture a Gaza sono già da tempo traballanti.

Decisioni che il commissario generale dell'agenzia Onu Philippe Lazzarini ha definito «scioccanti», sottolineando che dall'Unrwa «dipendono oltre 2 milioni di persone per la loro mera sopravvivenza» a Gaza ed esortando i Paesi a «riconsiderare le loro decisioni».

«Israele - ha detto il ministro degli Esteri Israel Katz - lavorerà per ottenere il sostegno bipartisan negli Usa, nell'Ue e in altre nazioni a livello globale a favore di una politica volta a fermare le attività dell'Unrwa a Gaza». E, per questo, ha chiesto che l'Onu «assuma azioni immediate contro la leadership dell'Unrwa». «Per anni - ha spiegato Katz - abbiamo messo in guardia: l'Agenzia perpetua il tema dei rifugiati, ostacola la pace e serve come braccio civile di Hamas a Gaza. L'Unrwa è parte del problema». Hamas ha replicato invitando le Nazioni Unite a «non cedere alle minacce e ai ricatti di questa entità nazista canaglia». E ha poi attaccato anche la stessa Unrwa per aver licenziato i 12 dipendenti «sulla base di informazioni provenienti dal nemico sionista» e per aver descritto «la resistenza del popolo palestinese come terrorismo». «Non è compito dell'Unrwa - ha insistito Hamas - annunciare posizioni politiche sul conflitto» ma piuttosto «difendere il diritto dei rifugiati che rappresenta«.

A contrastare le decisione di congelare i fondi all'Unrwa è stata anche l'Olp. «Una scelta - ha ammonito il segretario generale Hussein al Sheikh - che comporta un rischio politico. Invito questi Stati a ritirare subito la decisione». Tuttavia, lo stop ai fondi per l'Unrwa non significa la fine dell'aiuto ai palestinesi. «Siamo impegnati nell'assistenza umanitaria alla popolazione palestinese, tutelando la sicurezza di Israele», ha spiegato Tajani annunciando la decisione del governo italiano. Lo scorso dicembre, infatti, l'Italia ha stanziato 10 milioni di euro per aiutare la popolazione civile palestinese attraverso altre agenzie Onu, come la Fao e il Pam, o tramite la Mezzaluna rossa.

(Unioneonline/D)

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