C'è vita al di fuori della Terra? Il mistero dei misteri mantiene il suo fascino anche a trent'anni dalle rivelazioni e dalle inchieste sulla mitica Area 51, la base sperimentale nel Nevada, sprofondata nel deserto a nord di Las Vegas, in cui venivano testati aerei militari e moduli per l'approdo sulla Luna. Secondo quello che dal 1989 racconta Robert Lazar, fisico nato in Florida e appassionato fin da adolescente di motori jet - tanto da installarli su moto e auto - nel sito S-4 dell'Area 51 erano anche custodite nove navicelle spaziali costruite con una tecnologia sconosciuta agli umani e basata su motori alimentati con l'anti-materia. Insomma: la prova dell'esistenza degli alieni.

Vero o falso? Attorno a quella che viene considerata da molti come la madre di tutte le fake news è stato realizzato nel 2018 un documentario diretto da eremy Kenyon Lockyer Corbell e accompagnato dalla voce vischiosa di Mickey Rourke (Bob Lazar: Area 51 and Flying Saucers, disponibile su Netflix), che riaccende i riflettori sulla vicenda.

La base fu costruita nel 1955, durante la Guerra fredda. Nel Nevada, una regione che assomiglia per certi versi alla Sardegna: ampie zone desolate e scarsamente popolate, l'ideale per condurre gli esperimenti segreti dell'esercito statunitense. Secondo i cospirazionisti è qui che erano custoditi i corpi degli alieni morti nello schianto di un'astronave vicino a Roswell, in New Mexico, nel 1948. Schianto di cui, ovviamente, non esiste nessuna prova. Quello che succedeva all'interno dell'Area 51 era probabilmente molto più banale: sperimentare nuove tecnologie per sconfiggere il nemico, ovvero l'Unione Sovietica.

Robert Lazar (Wikimedia)
Robert Lazar (Wikimedia)
Robert Lazar (Wikimedia)

Invece il compito di Lazar, secondo il suo racconto, era studiare il funzionamento del sistema di propulsione di uno di quei nove dischi volanti. Molti suoi detrattori, tra cui i fisici David Morgan e Stanton Friedman, hanno spesso cercato di screditarlo facendolo passare per uno squilibrato di cui addirittura non esistono prove a proposito della formazione scientifica. Ma anche questo è l'ennesimo punto controverso della storia di Lazar: sembra che il suo nome sia stato cancellato dai registri degli istituti e delle università in cui ha studiato. Perché? Dopo le rivelazioni del 1989 Lazar è scampato a un tentato omicidio, da legare secondo lui alla "portata gigantesca" delle cose raccontate. Da quel momento parla davanti alle telecamere "solo perché rappresentano per me un'assicurazione sulla vita".

Nel documentario si intervallano vecchie interviste di Lazar con racconti recenti, nella sua casa del Michigan e nel laboratorio dove ha ricevuto da poco la visita dell'Fbi e di altre agenzie investigative. Cosa cercavano, dopo trent'anni? Non è chiaro, ma tutti pensano che nel 1989 Lazar si fosse portato a casa un estratto del cosiddetto "elemento 115", ovvero il combustibile delle navicelle spaziali custodite nell'Area 51. Un elemento estremamente potente e in grado di produrre attorno a se un campo antigravitazionale, come Lazar ha di recente specificato in tv da Larry King. "Provate a mettere una palla da bowling sul materasso e poi premete con la mano o con il piede la superficie di fronte. La palla si muoverà. Ecco: l'antimateria funziona così, crea una distorsione dello spazio che risucchia tutto".

Area 51 (Wikipedia)
Area 51 (Wikipedia)
Area 51 (Wikipedia)

Che si creda o meno alla sua versione, di sicuro non si può negare che la esponga in modo credibile. Oltre a essersi sottoposto con successo alla macchina della verità, che non fosse un ciarlatano lo aveva già dimostrato lui stesso all'epoca dell'esplosione del caso, fornendo a una troupe televisiva giapponese le esatte coordinate per poter filmare - di nascosto - il test su una navicella nel deserto del Nevada. Nel documentario l'intento di Corbell è quello di mettere l'accento sul lato umano di Lazar, intervistando la madre o riprendendolo al lavoro nel suo laboratorio (la "Nuclear United"), o ancora tra le mura domestiche accanto alla moglie.

Al termine del film resta la domanda: perché Lazar avrebbe dovuto inventare tutto questo? Lui ripete da trent'anni: "Non sono certo che crederei alla mia storia. Ma non la ignorerei neanche".
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