Alexandra D. ricorda tutto della sera del 13 novembre 2015.

Lo sguardo degli attentatori, il terrore di chi era attorno a lei, la paralisi quando un proiettile l'ha sfiorata.

Piccolo dettaglio: quella sera al bar Carillon, teatro di uno dei primi attacchi congiunti dei terroristi un quarto d'ora prima che facessero irruzione al Bataclan, non c'era.

È difficile capire cosa sia passato per la testa di Alexandra, 32enne francese, quando ha deciso di fingere di essere tra le vittime delle stragi del 13 novembre (morirono 130 persone, e decine furono i feriti) poche ore dopo i sanguinosi attentati.

Quella sera, Alexandra doveva raggiungere degli amici al Carillon, vicino casa sua. Ma per qualche motivo non lo ha fatto. Una decisione che le ha salvato la vita: i suoi amici sono morti e lei, il giorno dopo, era davanti alle telecamere, con gli occhi gonfi di lacrime davanti a un bar devastato, raccontando di averli visti morire sotto i suoi occhi.

"Io mi sono slogata un pollice", aveva detto all'inizio, per poi correggere il tiro: "Un proiettile mi ha ferito di striscio".

Da lì a diventare uno dei membri più attivi delle associazioni delle vittime del terrorismo, e ottenere 20mila euro dal Fondo statale, è bastato poco.

Era finita anche sulla Agence France Press, che l'ha immortalata mentre - con una corona di fiori tra i capelli - esibiva un tatuaggio con la scritta latina "Fluctuat nec mergitur", "Oscilla ma non affonda". Un distico che serviva a coprire il suo trofeo, una falsa cicatrice di sei centimetri.

L'associazione di cui fa parte, "Life for Paris", si è insospettita, un po' per i post estremamente lacrimevoli che condivideva sui social, un po' per delle incongruenze nel suo racconto.

Denunciata, oggi Alexandra è sotto processo per falsa testimonianza e truffa aggravata.

E non è l'unica: sono 17 le persone condannate per aver truffato il Fondo, fingendo di essere rimasti feriti negli attentati a Parigi e anche a Nizza, il 14 luglio del 2016.

(Unioneonline/D)

© Riproduzione riservata