Morti e feriti tra soldati Usa e afghani in uno scontro a fuoco durante una operazione congiunta nella provincia orientale afghana di Nangarhar, roccaforte dei talebani ma anche dell'Isis.

Le vittime sono due soldati statunitensi rimasti uccisi nel distretto di Sherzad.

Per ora gli scenari possibili sono due.

Il primo è quello di un agguato da parte dei talebani, che stanno perdendo terreno in questa zona da mesi. Il secondo, accreditato da più fonti, è quello di uno scontro a fuoco innescato da talebani infiltrati fra le fila afghane alleate.

Negli ultimi anni il numero di tali attacchi è sceso parallelamente alla riduzione della presenza americana e al ruolo non più in prima linea, ma di supporto delle forze in Afghanistan. Ma il pericolo è sempre dietro l'angolo: l'anno scorso il gen. Austin Miller, il comandante delle truppe statunitense e Nato nel Paese, è scampato di un soffio ad un agguato, mentre il generale afghano accanto a lui è rimasto ucciso.

L'incidente arriva in un momento delicato, in cui i negoziatori statunitensi hanno avviato una trattativa di pace con i talebani per mettere fine a 19 anni di guerra (la più lunga della storia americana). Se spuntasse una responsabilità di questi ultimi, i colloqui potrebbero subire un nuovo stop, dopo quello che aveva deciso Donald Trump lo scorso settembre per un'autobomba a Kabul che uccise un soldato e una decina di afghani.

Una battuta d'arresto che impedirebbe al numero uno della Casa Bianca di mantenere la promessa elettorale di terminare le guerre "senza fine" e di riportare a casa le truppe.

(Unioneonline/M)
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