L’11 febbraio 2013 Papa Ratzinger, con le sue dimissioni, lascia il mondo senza parole. La notizia, in pochi minuti, diventa una breaking news in tutti i continenti.

Quel giorno il Pontefice tiene un Concistoro per i decreti di canonizzazione di alcuni santi. A un certo punto, senza alcun preavviso, si scaglia sul Vaticano quello che in tanti hanno definito “un fulmine a ciel sereno”: Benedetto XVI inizia un discorso con il quale spiega di non avere più a disposizione le energie necessarie per governare la barca di Pietro e per questo motivo è costretto a lasciare il suo incarico. «Carissimi fedeli, vi ho convocati anche per comunicarvi una decisione di grande importanza per la vita della Chiesa. Dopo aver esaminato la mia coscienza davanti a Dio sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono adeguate per il ministero petrino». Verso la fine del lungo discorso Benedetto si ritiene consapevole non solo della gravità delle sue azioni, con le quali rinuncia al ministero di Vescovo di Roma, ma anche del fatto che «dalle ore 20 del 28 febbraio 2013 la sede di Roma sarà vacante e dovrà essere convocato il Conclave per l’elezione del nuovo Sommo Pontefice».

La confessione viene accolta dai presenti con un lungo silenzio ma le parole del Papa non lasciano alcun dubbio, la decisione è presa. Il Pontificato di Ratzinger, inizialmente visto come un “Papa di passaggio” –  dopo il ventennio importante di Giovanni Paolo II –  è durato, oltre ogni più rosea previsione, 7 anni, 10 mesi e 9 giorni. Dopo le dimissioni assume il titolo di “Papa Emerito”, esprimendo la volontà di risiedere nella Città del Vaticano, nel monastero Mater Ecclesiae.

(Unioneonline/v.f.)

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