A 14 anni dall’omicidio di Anna Todde, c’è finalmente un sospettato per il delitto.

Il cadavere della 49enne originaria di Goni e residente nel quartiere Santa Rita di Torino era stato ritrovato in fiamme sulle sponde del fiume Drava a Völkermarkt, in Austria. Era la sera del 4 ottobre 2008. Gli esami autoptici avevano consentito di stabilire che fosse stata prima strangolata e poi colpita con quattro spari alla testa e al petto.

Ma non solo: prima della morte aveva avuto un rapporto sessuale, probabilmente proprio con il suo aguzzino il quale aveva cosparso il corpo con la benzina e lo aveva bruciato così da renderne impossibile l’identificazione.

Gli inquirenti hanno effettuato tutti gli accertamenti e grazie al calco dei denti erano riusciti a risalire al nome della vittima. La particolarità rilevata era quella di una protesi che viene utilizzata quasi esclusivamente da uno studio di Torino.

Ora è arrivata la svolta attraverso un Dna, è quello di Brahim A., 48enne marocchino che si trova in carcere alle Vallette per scontare una condanna a 4 anni per questioni di droga. L’uomo si dichiara innocente e respinge ogni accusa. Ci sono però a suo carico degli elementi importanti: quando la 49enne sarda è stata uccisa, aveva una relazione con lui ed erano partiti in macchina insieme per una vacanza. Quell’auto è stata destinataria di una sanzione per divieto di sosta nel gennaio 2009 a Udine ed era stata poi rivenduta a Torino. Inoltre il Dna dell’uomo sarebbe quello ritrovato sui resti del cadavere di Todde.

La difesa del 48enne si è riservata ogni commento in attesa di esaminare tutta la documentazione.

(Unioneonline/s.s.)

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