Ormai sono passati 11 mesi dal suo ingresso in cella, a Budapest. Ilaria Salis, la giovane militante antifascista di origini sarde accusata di aver aggredito alcuni neonazisti durante le manifestazioni del Giorno dell’onore, scrive un’altra lettera per raccontare le condizioni in cui trascorre le sue giornate, in attesa del processo che inizierà il 29 gennaio. Ai suoi avvocati ha inviato tredici pagine dense di dettagli, nelle quali ribadisce la sua situazione e spiega in che modo dovrà affrontare i giudici, a fine mese. Avverrà tutto «da una cella di transito», grande «quanto un armadio». Non sarà libera: avrà «le manette, un cinturone attaccato alle manette» e un’ulteriore manetta «a cui è attaccato un guinzaglio». Nel penitenziario inoltre tutto procede come già era stato denunciato, con una «situazione alimentare – definita dalla Salis – catastrofica».

L’accusa iniziale volta alla donna era quella di lesioni «contro un membro della comunità». Ma durante la fase istruttoria l’aggravante è caduta. Dai 24 mesi iniziali di condanna ora ne rischia 16 (al massimo). Le è anche stato offerto un patteggiamento a 11 mesi, rifiutato. Le due vittime non hanno mai sporto denuncia. In Italia (previa querela) un caso simile configurerebbe il reato di lesioni lievi. Da qui la richiesta al governo italiano di riportare la 39enne a casa, per farle scontare la custodia cautelare nel suo paese. Ma per ora non ci sono state risposte concrete. «Non si può tacere del silenzio inaccettabile del governo e della premier Giorgia Meloni di fronte alla detenzione da un anno a Budapest della cittadina italiana Ilaria Salis», ha detto il capogruppo del Pd all'Eurocamera, Brando Benifei. «Un silenzio rivelatorio della sudditanza culturale verso mondi antidemocratici di una parte della destra che pretende di sedere nelle stanze del governo delle istituzioni europee». 

Accusato di aver aggredito nei neonazisti a Budapest c’è anche il 23enne Gabriele Marchesi, che attualmente si trova in Italia, sul quale pende un mandato d’arresto europeo. Nel suo caso slitta ancora la decisione della Corte d'Appello di Milano sulla consegna all'Ungheria. I giudici ieri  hanno concesso un’ulteriore proroga chiesta dalle autorità dell'Ungheria chiamata a rispondere a 15 quesiti sulle condizioni detentive, sullo stato di diritto e sull'indipendenza della magistratura nel Paese dell'Europa dell'Est. Le condizioni denunciate dalla stessa Salis nella lettera depositata dai suoi difensori. Il sostituto pg Cuno Tarfusser, aveva chiesto di non dare il via libera alla consegna e proposto alla quinta Corte di effettuare, in alternativa, accertamenti sulle carceri ungheresi, in linea con i legali del giovane. La decisione verrà presa il prossimo 13 febbraio.

(Unioneonline/v.f.)

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