Era la mascotte del borgo dolomitico di Pecol, nel comune di San Tomaso Agordino (Belluno). Viveva in simbiosi con i cittadini: si affacciava alle finestre delle case, dove i residenti lo accarezzavano e lo nutrivano.

Bambotto, questo il nome del cervo che aveva sette anni, è stato ucciso a fucilate da un cacciatore. Nato 7 anni fa a Pecol, era stato portato dalla mamma sullo zerbino di un’abitazione: così da allora è diventato il cervo del borgo, lo si poteva incrociare per strada tra le frazioni limitrofe ed era persino diventato una celebrità grazie alla trasmissione Rai “Linea Bianca”.

«L’opinione pubblica condanna il gesto senza se e senza ma – si legge sulla pagina Facebook animalista ‘Claretta’ –, il cacciatore anonimo locale codardo non ci mette nemmeno la faccia. Ma si dice che nel paese tutti sanno chi è l’autore dello spregevole gesto».

«Siamo addolorati, evidentemente per il cacciatore non era concepibile che uomini e animali selvatici potessero convivere in pace e serenamente», dichiara l’Ente Nazionale Protezione Animali, che annuncia un’azione legale contro il «carnefice».

«La morte del cervo di Pecol non è un caso isolato - prosegue l’Enpa - ma è il frutto di una deriva venatoria in atto da mesi; di una clima avvelenato che ha prodotto nelle doppiette, spalleggiate da governo e maggioranza, un senso di onnipotenza che spinge i cacciatori a sparare e uccidere animali a più non posso. Con la convinzione che la politica arriverà in loro soccorso varando una qualche sanatoria a misura di cacciatore».

(Unioneonline/L)

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