Quattro alert del braccialetto elettronico anti stalking dalle 18.18 alle 21.38. Nessuno venne preso in carico dalla sala operativa e intorno alle 23 si consumò il femminicidio.

Emerge dagli atti del fascicolo d’inchiesta sul femminicidio avvenuto lo scorso 23 settembre in un appartamento di via Cigna, a Torino. Roua Nabi, 35 anni, venne uccisa dal marito Abdelkader Ben Alaya, 48 anni con una coltellata al torace.

Il processo a carico dell’uomo inizierà ad aprile e agli atti del fascicolo c’è anche il report della compagnia telefonica che gestisce il segnale dei dispositivi di alert.

Secondo quanto riportato dal Corriere Torino, la misura cautelare all’uomo era stata imposta a luglio, il 30 giugno lei lo aveva denunciato. L’uomo avrebbe però ripetutamente violato il divieto.

Il report della compagnia telefonica afferma che dal 19 al 30 agosto il braccialetto elettronico segnalava allarmi di batterie in esaurimento e altri in cui risulta irraggiungibile. Ulteriori anomalie vengono registrate fino al 23 settembre. Anche dal localizzatore di Roua Nabi partono segnalazioni e in molte occasioni tra il 13 agosto e il 23 settembre il dispositivo sarebbe stato non raggiungibile.

Poi ci sono gli alert del giorno del delitto, il fatto più inquietante della vicenda che porta a farsi domande legittime su quanto questi dispositivi proteggano realmente le vittime di violenza.

Lei accetta che il marito, che viveva in auto per strada, entri in casa sua per mangiare e farsi una doccia. Alle 18.18, alle 18.32, alle 21.06 e alle 21.38 vengono generati allarmi. L’ultimo un’ora e mezza prima del femminicidio.

Sul report della compagnia si legge: «Non risulta alcuna presa in carico da parte della sala operativa».

(Unioneonline)

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