Indizi non sostenuti da prove ma molti elementi che lasciano spazio ad ulteriori piste investigative. Per questo i giudici della Corte d'Assise di Cassino – lo si legge nelle 236 pagine di motivazioni - hanno assolto i cinque imputati per la vicenda di Serena Mollicone, la 18enne trovata morta il tre giugno del 2001 ad Arce, centro in provincia di Frosinone.

Il 15 luglio scorso i magistrati hanno fatto cadere le accuse per Marco Mottola, il padre Franco, ex comandante dei carabinieri di Arce e la moglie Anna Maria a cui veniva contestato l'omicidio di Mollicone, e Vincenzo Quatrale, all'epoca vice maresciallo e accusato di concorso esterno in omicidio, e l'appuntato dei carabinieri Francesco Suprano a cui era contestato il favoreggiamento.

Secondo i giudici gli «esiti dibattimentali non offrono indizi gravi, precisi e concordanti sulla base dei quali possa ritenersi provata, oltre ogni ragionevole dubbio la commissione in concorso da parte degli imputati della condotta omicidiaria contestata. Come già ampiamente esaminato, numerosi elementi indiziari, costituenti dei tasselli fondamentali dell'impianto accusatorio del pm, non sono risultati sorretti da sufficiente e convincente compendio probatorio».

A detta della corte «non sono stati provati molti degli asseriti depistaggi che secondo l'accusa il maresciallo Mottola avrebbe compiuto in sede di prime indagini». Per i giudici «sono emerse delle prove che si pongono in termini contrastanti rispetto alla ricostruzione dei fatti da parte della pubblica accusa» e alcuni tasselli sostenuti dalla Procura «si sono rivelati inconsistenti» e «sono emersi degli elementi a discarico dei singoli imputati». Di fronte a «tali carenze probatorie», nei confronti dei singoli imputati, si «deve evidenziare - aggiungono i giudici - come dall'istruttoria dibattimentale siano emersi consistenti e gravi elementi indiziari nei quali si deve necessariamente desumere l'implicazione nella commissione del delitto in esame di soggetti terzi, che sono rimasti ignoti» e ci si «riferisce in primo luogo al rinvenimento di impronte dattiloscopiche all'interno dei nastri adesivi che legavano le mani e le gambe di Serena, impronte ritenute utili per l'identificazione e che non appartengono agli imputati. Su una impronta risulta essere stato rinvenuto un profilo genetico misto con contribuente maschile, di cui è stata esclusa la paternità degli imputati».

I giudici comunque ribadiscono che Serena è stata «vittima di una condotta omicidaria commessa da una o più persone, estrinsecatasi in una prima azione lesiva, consistita in un'azione contusiva alla testa, nella zona sopraccigliare sinistra, a seguito della quale la giovane ha riportato un trauma cranico, produttivo di perdita di coscienza; successivamente Serena è con ogni probabilità deceduta per asfissia meccanica da soffocazione esterna diretta, probabilmente attraverso l'ostruzione delle vie aeree con il nastro adesivo e la chiusura del capo con il sacchetto di plastica». I magistrati mettono in dubbio l'ipotesi che Mollicone sia stata scaraventata contro una porta di legno all'interno della caserma dei carabinieri di Arce perché non «si ritiene neanche univocamente dimostrata dalle consulenze merceologiche e genetiche».

(Unioneonline/D)

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