Per mesi ci si è interrogati su quale fosse il "paziente zero" italiano con riferimento all'epidemia da Covid-19. E ora, secondo un team di ricercatori dell'Università Statale di Milano, la domanda avrebbe finalmente una risposta: si tratterebbe di una giovane donna, una 25enne milanese, affetta unicamente da una forma di dermatosi.

Le patologie cutanee sono presenti in circa il 5-10% dei pazienti affetti da infezione da Covid-19. E un gruppo di patologi coordinato da Raffaele Gianotti dell'Università Statale di Milano, con il supporto dei laboratori dell'Istituto Europeo di Oncologia e Centro Diagnostico Italiano, ha riesaminato le biopsie cutanee di dermatosi atipiche osservate in autunno 2019 con risultati sorprendenti.

LO STUDIO - Dopo aver studiato le manifestazioni cutanee in pazienti affetti da Covid-19 dell'area milanese - spiega Gianotti - ho riesaminato al microscopio le biopsie di malattie cutanee atipiche eseguite alla fine del 2019 in cui non era stato possibile effettuare una diagnosi ben precisa. Abbiamo cercato nel passato perché nei nostri lavori già pubblicati su riviste internazionali, abbiamo dimostrato che esistono, in questa pandemia, casi in cui l'unico segno di infezione da Covid-19 è quello di una patologia cutanea. Mi sono domandato se avessimo potuto trovare indizi della presenza della SARS-CoV-2 nella cute di pazienti con solo malattie della pelle prima dell'inizio della fase epidemica ufficialmente riconosciuta."

La biopsia di una giovane donna, risalente a novembre 2019, ha mostrato la presenza di sequenze geniche dell'RNA del virus SARS-CoV-2, identificato tramite due tecniche differenti su tessuto cutaneo: immunoistochimica ed RNA-FISH.

IMPRONTE DIGITALI - Metaforicamente, spiega Gianotti, "abbiamo trovato 'le impronte digitali' del Covid-19 nel tessuto cutaneo".

Giovanni Fellegara, responsabile del laboratorio di Anatomia patologica del Centro Diagnostico Italiano, commenta: "Nel caso della giovane donna è stato possibile dimostrare mediante indagini immunoistochimiche effettuate presso il nostro laboratorio la presenza di antigeni virali nelle ghiandole sudoripare". Tale dato è stato poi confermato dal riscontro nelle stesse strutture di sequenze geniche dell'RNA virale identificato con la tecnica RNA-FISH effettuata all'Istituto Europeo di Oncologia.

"Abbiamo dimostrato la presenza di sequenze virali SARS-CoV-2, anche quantitativamente scarse, sul preparato istologico del 2019 ed anche in sei pazienti del 2020 affetti solo da dermatosi ma senza sintomi sistemici da infezione COVID-19"aggiunge Massimo Barberis, direttore dell'Unità Clinica di Diagnostica Istopatologica e Molecolare dell'Istituto Europeo di Oncologia.

GLI ANTICORPI - La paziente, contattata a posteriori, ha riferito assenza di sintomi sistemici da infezione da Covid-19, la scomparsa delle lesioni cutanee dopo cinque mesi e la positività degli anticorpi anti SARS-CoV-2 nel sangue periferico a giugno 2020.

Sulla base dei dati presenti in letteratura mondiale questo è "il più antico riscontro della presenza del virus SARS-CoV-2 in un essere umano". Lo studio è stato pubblicato sul British Journal of Dermatology, la più rinomata rivista in campo dermatologico.

(Unioneonline/v.l.)
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