La Cassazione ha confermato il licenziamento per giusta causa di Marianna C., commessa di una profumeria di Bologna "colpevole" di aver usato un linguaggio sboccato e pieno di parolacce con le colleghe durante la pausa pranzo.

Dopo che il direttore aveva deciso di lasciarla a casa, la donna ha agito legalmente contro la società e - nonostante primo e secondo grado avessero confermato il licenziamento - ha continuato la sua battaglia, facendo ricorso alla Cassazione.

Secondo il suo avvocato, infatti, la donna non meritava una "punizione" tanto severa e l'azienda non poteva pretendere di negare all'assistita il diritto a dire parolacce "nei momenti della pausa di lavoro" e tra persone "accomunate dalla familiarità che subentra in conseguenza di un lavoro quotidiano".

I giudici della Corte Suprema hanno invece bocciato la richiesta di reintegro, confermando il licenziamento.
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