Tragico naufragio al largo della Calabria.

Un barcone carico di migranti che cercavano di raggiungere l’Italia si è spezzato in due finendo contro uno scoglio a causa del mare molto agitato: decine di persone sono morte, i cadaveri sono stati trasportati dalle onde sulla spiaggia di Cutro, in provincia di Crotone, in località «Steccato».

Almeno 59 le vittime (una ventina sarebbero i bambini: tra questi un neonato di pochi mesi, due gemellini di pochi anni, un bambino di 3 anni e un altro di 7) ma il bilancio è provvisorio perché molti corpi sono ancora in mare. Hanno raccontato che sul peschereccio erano in 250. Circa ottanta finora i sopravvissuti: di questi, 21 sono portati in ospedale e uno di loro è grave. 

L’imbarcazione era partita dalla Turchia, a bordo migranti provenienti da Iran, Afghanistan e Pakistan.

Sul posto polizia, carabinieri, personale del 118 e della Croce rossa.

«Profondo dolore per le tante vite umane stroncate dai trafficanti di uomini», il commento della presidente del Consiglio Giorgia Meloni: «Si commenta da sé l'azione di chi oggi specula su questi morti, dopo aver esaltato l'illusione di un'immigrazione senza regole». Il governo, aggiunge, «è impegnato a impedire le partenze e con esse il consumarsi di queste tragedie, e continuerà a farlo, anzitutto esigendo il massimo della collaborazione agli Stati di partenza e di provenienza». 

Una «tragedia immane», l’ha definita il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, che «mi addolora profondamente e ci impone innanzitutto il profondo cordoglio per le vite umane spezzate». Fondamentale, continua, «proseguire in ogni possibile iniziativa per fermare le partenze».

«Già sono stati recuperati 40 morti, tra cui molti bambini. Prego per ognuno di loro, per i dispersi, per gli altri migranti sopravvissuti», il pensiero di papa Francesco all'Angelus. «Ringrazio quanti hanno portato soccorso e coloro che stanno dando accoglienza».

Per la SeaWatch, l'organizzazione tedesca no-profit che opera nel Mediterraneo centrale, è «intollerabile che l'unica via d'accesso all'Europa sia il mare. L'assenza di missione di ricerca e soccorso europea è un crimine che si ripete ogni giorno». «Nel Mediterraneo si continua a morire in modo incessante in un desolante vuoto di capacità di soccorso – le parole di Sergio Di Dato, capo progetto People on the Move, Medici Senza Frontiere -. A poche decine di chilometri dalle coste italiane, quando la meta era davanti agli occhi, è annegato il futuro di decine di persone che cercavano una vita più sicura in Europa. È umanamente inaccettabile e incomprensibile perché siamo sempre qui a assistere a tragedie evitabili. È un pugno sullo stomaco, non ci sono altre parole. Msf ha dato la disponibilità alle autorità per attivare un primo soccorso psicologico per i sopravvissuti».

(Unioneonline/D)

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