I dati, quelli più recenti diffusi dal Viminale, lasciano senza fiato. Le donne scomparse in Italia e di cui non si è più saputo nulla sono migliaia. Non decine, non centinaia. Migliaia. Più di 12mila dal 1974. Mamme, figlie, sorelle, amiche le cui tracce si sono perse in modi diversi ma per tutte è stato scritto un unico tragico destino: il loro corpo non è mai stato ritrovato e nessun elemento ha condotto gli inquirenti sulla strada di un appiglio per capire che fine abbiano fatto.

Alcuni sono casi famosi, perché di loro si è parlato sui giornali, in tv, sui social network, oppure perché si sono celebrati processi ai presunti assassini, in assenza di un cadavere.

Roberta Ragusa, Guerrina Piscaglia, Luciana Fantato, Paola Costantini e Rosalia Molin, Maria Chindamo, Emanuela Orlandi, Mirella Gregori sono solo alcuni dei nomi che abbiamo imparato a conoscere, così come conosciamo i loro volti e i loro sorrisi nelle foto diffuse dalle famiglie.

Irene Cristinzio (Archivi L'Unione Sarda)
Irene Cristinzio (Archivi L'Unione Sarda)
Irene Cristinzio (Archivi L'Unione Sarda)

E anche la Sardegna continua a vivere uno di questi drammi. Solo pochi anni fa nell’Isola si è registrato uno degli episodi più misteriosi, quello di Irene Cristinzio.

L’11 luglio del 2013 la 64enne esce di casa nella zona di Orosei per fare la consueta passeggiata mattutina. Sono le 7.30. "Torno tra un’ora" dice al marito, e invece non tornerà più.

Inutili tutte le ricerche, di lei non si trova traccia, tanto che l’anno scorso il caso è stato archiviato. Ma per la famiglia una persona non si può "archiviare", non si può chiudere in un fascicolo la sua vita e smettere di cercarla. Il marito e i figli hanno pensato piuttosto a un rapimento, ma nessuna pista ha portato a scoprire qualche elemento in questa direzione.

Roberta Ragusa (Ansa)
Roberta Ragusa (Ansa)
Roberta Ragusa (Ansa)

E il giallo di Irene viaggia insieme a quello di un’altra moglie e mamma, Roberta Ragusa. Dalla Sardegna alla Toscana, dove nel gennaio 2012, a San Giuliano Terme, il marito Antonio Logli racconta di essersi svegliato e di non averla trovata in casa. I vestiti ci sono tutti, se ne sarebbe andata in pigiama.

Tra i due c’era stato un litigio, poi chissà cos’è successo. Per la giustizia però l’assassino è proprio Logli, che ha ucciso Roberta per motivi economici: la coppia da tempo era ai ferri corti per la relazione che lui aveva con la ex baby sitter dei loro figli, e il delitto sarebbe maturato nella mente dell’uomo per la paura delle conseguenze economiche che la separazione avrebbe avuto. Tanto che la Corte d’appello di Firenze ha confermato la condanna a 20 anni di carcere e il 10 luglio si aprirà il processo in Cassazione. Eppure il corpo di Roberta non c’è, non è mai stato trovato. Distrutto o nascosto chissà dove. Di recente i riflettori si sono riaccesi su di lui, che continua a proclamarsi innocente e ipotizza che la moglie possa essere stata rapita.

Maria Chindamo (foto "Chi l'ha visto?")
Maria Chindamo (foto "Chi l'ha visto?")
Maria Chindamo (foto "Chi l'ha visto?")

E poi c’è il viso sorridente di Maria Chindamo, in tutte le foto la vediamo con i capelli lunghi, scuri, i profondi occhi castani di una imprenditrice calabrese fiera e onesta.

Maria ha 44 anni ed è sparita il 5 maggio di tre anni fa nella zona di Limbadi (Vibo Valentia). La sua auto viene ritrovata sul posto, vicino al cancello da cui si accede alla sua proprietà in campagna. Il motore è acceso e sulla carrozzeria ci sono tracce di sangue. La sua non è una vita facile: suo marito, dal quale si era separata e dal quale ha avuto tre figli, si è ucciso dopo un periodo di depressione. E tocca a lei portare avanti l’attività agricola e tirare su i ragazzi. Qualcosa deve essere successo, per i parenti è stata rapita e tanti sono stati gli appelli - finora vani - per la liberazione.

Guerrina Piscaglia (foto "Chi l'ha visto?")
Guerrina Piscaglia (foto "Chi l'ha visto?")
Guerrina Piscaglia (foto "Chi l'ha visto?")

Su Guerrina Piscaglia invece la verità dei giudici è un'altra, è stata uccisa e il responsabile è don Graziano, condannato a 25 anni di carcere.

Da quando è sparita, nel 2014 da Ca' Raffaello, in provincia di Arezzo, le supposizioni sono state tante a partire dalla relazione che avrebbe avuto col parroco. Messaggi che lei gli avrebbe inviato, tra i quali il famoso "ti cucino il coniglio e facciamo l'amore", sono diventati di dominio pubblico e hanno in parte contribuito a dare un'immagine di una donna che si era forse invaghita di un sacerdote, ricambiata o meno non lo sapremo mai.

Da quel giorno però Guerrina non è più tornata a casa, e neanche il suo corpo è saltato fuori, lasciando nella disperazione il marito e il figlioletto.

Luciana Fantato (foto da Youtube)
Luciana Fantato (foto da Youtube)
Luciana Fantato (foto da Youtube)

Molto più recente è il caso di Luciana Fantato. Vive a Gambolò, nel Pavese, insieme al marito, alla figlia e a un nipotino. La mattina del 10 novembre esce di casa, questo almeno quello che risulta, e lascia un biglietto con le istruzioni su come far funzionare la lavatrice. Quando la famiglia si sveglia trova il foglietto e tutti si allarmano. Non è da Luciana questo comportamento. Quindi partono le ricerche in paese, in campagna, lungo i fossi. Nulla.

Passano i giorni e la donna non si trova. Nel frattempo il marito va in tv, lancia appelli e così facendo attira l'attenzione su quella casa, colma di ogni tipo di oggetto non solo nelle stanze ma anche in cortile, nel garage. Cumuli che arrivano al soffitto. E nonostante in tanti abbiano pensato che in mezzo a quelle cianfrusaglie ci fosse il corpo della 59enne, non viene trovato proprio niente. E di Luciana non si hanno più notizie.

Paola Costantini e Rosalia Molin (Ansa)
Paola Costantini e Rosalia Molin (Ansa)
Paola Costantini e Rosalia Molin (Ansa)

Periodicamente invece qualcuno torna a parlare di un'altra misteriosa scomparsa, avvenuta nel 1991. Paola Costantini e sua nipote Rosalia Molin, conosciute come "le buranelle", il 27 ottobre prendono il traghetto da Burano a Treporti. Da lì sono dirette al cinema. Sono molto legate, escono spesso insieme e non è raro quindi trovarle nella zona di Jesolo.

A Treporti devono recuperare la 126 di Rosalia ma scoprono che qualcuno ha manomesso una delle ruote. Casualmente, così ha sempre detto lui, in quel momento si trova nei paraggi l'ex fidanzato della donna, che si offre di fare la riparazione. Va a prendere gli attrezzi, poi torna e dice di non aver più trovato le due giovani. Come se si fossero volatilizzate. "Hanno cambiato idea", pensa, ma l'allarme scatta solo molte ore dopo, quando Rosalia e Paola non tornano a casa. Il portafoglio di quest'ultima viene ritrovato dopo qualche mese impigliato nelle reti di un pescatore, mentre nessuno sa che fine abbiano fatto.

Emanuela Orlandi e Mirella Gregori (Archivio L'Unione Sarda)
Emanuela Orlandi e Mirella Gregori (Archivio L'Unione Sarda)
Emanuela Orlandi e Mirella Gregori (Archivio L'Unione Sarda)

E ci sono poi Emanuela Orlandi e Mirella Gregori, i cui nomi sono tornati al centro delle cronache dopo il ritrovamento, nella sede della Nunziatura apostolica a Roma, di alcuni resti. Anche gli inquirenti hanno pensato alle due ragazze scomparse nell'estate del 1983, ma gli esami hanno accertato che quelle ossa appartengono a persone adulte, non si tratta di loro.

Emanuela, cittadina vaticana, ha 15 anni. Il 22 giugno intorno alle 19 esce dalla consueta lezione di musica e telefona a casa. Risponde la sorella e le racconta di aver ricevuto una proposta di lavoro per promuovere dei prodotti cosmetici. "Ma lascia perdere e torna subito", le viene detto.

Da qui inizia il mistero perché non si sa cosa sia successo. Un giallo che non è mai finito e che ha visto tra le sue tante maglie una serie di ipotesi, accuse, smentite, depistaggi, false informazioni. Di tutto e anche di più. Emanuela è viva, è morta, l'hanno uccisa, la tengono sotto sequestro: non esiste una pista che non sia emersa in tutti questi anni.

E spesso la storia è stata collegata a un'altra sparizione, avvenuta nello stesso periodo e sempre a Roma, quella di Mirella Gregori.

È il 7 maggio 1983. La ragazza torna da scuola e nel primo pomeriggio qualcuno suona al citofono di casa. Lei dice qualche frase e poi: "Se non mi dici chi sei non scendo", poi l'accordo: "Ci vediamo alle 15". Mirella in effetti esce e dice alla mamma che ha un appuntamento al monumento al bersagliere di Porta Pia con un ex compagno di classe. Lui però dirà in seguito che quel giorno era in tutt'altro posto. Ma intanto la ragazza cade nel girone degli scomparsi.

A collegare le due storie è stato, fra i tanti, Ali Agca. L'ex terrorista dei Lupi Grigi si era spinto anche a dire di sapere quale fosse il destino toccato alle giovani. Ogni sua affermazione si è però rivelata priva di fondamento.

Dove sono finite tutte queste donne? Qualcuno ancora le cerca? In alcuni casi sì, le famiglie non possono rassegnarsi a un vuoto che non viene colmato neanche da un posto in cui piangere o dire una preghiera. Restano i ricordi, le foto, ma le certezze sono assenti. Come assenti - involontariamente - sono loro, le protagoniste di queste storie incredibili che anche in occasione dell'8 marzo meritano di essere al centro dell'attenzione.

Sabrina Schiesaro

(Unioneonline)

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