Lo avevano pestato con violenza, un raid punitivo perché – secondo loro – era un pedofilo. Non aveva invece nulla a che fare con la pedofilia Sergio Faveto, l’ingegnere informatico disoccupato di 51 anni picchiato il 3 agosto scorso in piazza Unità d'Italia nel quartiere Molassana, a Genova, e poi morto per le ferite riportate dopo un mese e mezzo, il 15 settembre.

Oggi per quell’aggressione è stato arrestato un giovane di 19 anni, accusato di omicidio preterintenzionale aggravato dai futili motivi, ed è stato denunciato un minorenne sempre per omicidio.

Quella sera, però, ad assistere ci sarebbero stati anche una ragazza e un altro giovane.

L’AGGRESSIONE – Faveto, il 3 agosto 2022, era seduto ai giardinetti. Era un uomo fragile e solo e con una gran voglia di parlare con qualcuno. Un suo vicino di casa lo ha visto e lo ha preso a schiaffi accusandolo di essere un pedofilo. Secondo i carabinieri è stata questa la «scintilla» che ha fatto scattare «una vera e propria spedizione punitiva», come scrive il gip. I ragazzi, dopo che Faveto ha chiamato il Nue per la prima aggressione rifugiandosi in un androne, lo hanno costretto a uscire e lo hanno buttato a terra. A quel punto il minorenne lo ha preso a calci sul petto. Poi, quando hanno sentito avvicinarsi le sirene, sono scappati.

Dopo il pestaggio era stato lo stesso Faveto a chiamare il 112 ma non si era fatto medicare. Ai militari aveva detto di essere stato colpito con dei pugni al petto da una o due persone. «Sono cardiopatico - aveva spiegato - mi hanno colpito al petto, potevano uccidermi». Quindi era tornato a casa ma il 14 agosto si era presentato in ospedale per alcuni dolori al torace.

Dopo un paio di giorni di ricovero per alcune costole rotte e una vertebra incrinata, era tornato a casa ma il 22 di agosto era tornato al San Martino dove i medici gli avevano riscontrato una embolia polmonare. Era stato operato ma le sue condizioni sono peggiorate fino al 15 settembre quando è morto.

«Siamo dei grandi, lo abbiamo pestato», si vantavano i due aggressori secondo quanto è emerso nell'ordinanza del gip Silvia Carpanini che ha disposto gli arresti domiciliari per Daniel Borsi, di origini bielorusse ma adottato da una coppia di italiani, 19 anni da compiere tra qualche giorno. Solo quando Faveto è morto a settembre, hanno iniziato a preoccuparsi e hanno cancellato tutte le chat.

Borsi ha cercato addirittura di trovare una sorta di giustificazione e ha provato a convincere alcuni amici, chiamati in caserma come persone informate dei fatti, a dire che quella sera l'ingegnere aveva molestato una ragazzina. Ma i carabinieri hanno escluso categoricamente che l'uomo fosse un pedofilo. L’aggressione «sembrerebbe essere scaturita semplicemente da voci riguardanti la presunta pedofilia della vittima, risultate peraltro infondate all'esito degli accertamenti effettuati dagli inquirenti sul conto della vittima».

(Unioneonline/D)

© Riproduzione riservata