La Procura di Catania ha aperto un'inchiesta contro ignoti sullo sbarco dei 47 migranti della nave Sea Watch: l'accusa è di associazione a delinquere finalizzata all'agevolazione dell'immigrazione clandestina.

Tuttavia, come affermato dallo stesso procuratore "nemico delle Ong" Carmelo Zuccaro, "dalle risultanze investigative non è emerso nessun rilievo penale nella condotta tenuta dai responsabili della Sea Watch".

Le indagini, spiega Zuccaro, sono "finalizzate a individuare i trafficanti libici e gli scafisti che hanno condotto il gommone soccorso dalla Sea Watch 3".

La Procura riconosce dunque la correttezza dell'operato della Ong, che non ha fatto altro che evitare una strage in mare.

Due le azioni della nave messe sotto la lente d'ingrandimento dagli inquirenti. Il soccorso, giustificato dalla "palese inidoneità tecnica del gommone ad affrontare la traversata" e dal fatto che "per ben due giorni nessuna motovedetta libica è intervenuta in quella zona".

E la decisione di dirigersi verso le coste siciliane anziché verso quelle tunisine, che pure erano meno distanti. Decisione anche questa secondo gli inquirenti giusta: "L'imminente e previsto peggioramento delle condizioni meteomarine - si legge nel comunicato della Procura - in zona induceva il comandante a procedere verso le coste orientali della Sicilia piuttosto che dirigersi verso quelle tunisine, benché più vicine in termini di distanza: decisione apparsa giustificata perché la rotta tunisina avrebbe costretto la nave a muoversi in direzione della perturbazione meteo in arrivo". Inoltre, continua Zuccaro, "è emerso che in altre occasioni le autorità tunisine non avevano consentito all'Ong neanche di fare rifornimento nei loro porti".

Dunque, conclude Zuccaro, "non può ritenersi ingiustificata la scelta del comandante della motonave di dirigersi a partire dal 21 gennaio verso Nord alla ricerca di un porto sicuro".

Parole che smentiscono in toto tutte le affermazioni fatte nei giorni scorsi da Salvini e Toninelli, i quali hanno affermato a più riprese che la Sea Watch avesse anticipato l'intervento della Guardia Costiera libica e che avesse violato la regola di cercare l'attracco nel porto sicuro più vicino preferendo l'Italia alla Tunisia.

E non è un caso se il ministro dell'Interno, sempre iperattivo sui social, da due giorni non parla più della vicenda Sea Watch, mentre Danilo Toninelli ha corretto il tiro. Sbugiardato sui presunti reati non commessi dall'equipaggio della Ong, vira su un altro aspetto della vicenda, l'inidoneità della nave a effettuare soccorsi in mare.

NAVE NON IDONEA PER I SALVATAGGI - E su questo punto trova la conferma della Procura catanese. La nave "non è idonea dal punto di vista tecnico strutturale ad effettuare un'attività sistematica di soccorso in mare dei migranti".

"Nel registro nautico olandese la motonave - spiega Zuccaro - è registrata come natante da diporto e di esso presenta tutte le caratteristiche, con tutto ciò che ne consegue in termini di inidoneità ad ospitare, per una traversata in alto mare che presenta innegabili profili di rischio, un numero di passeggeri ben più elevato di quello per il cui trasporto è stata concepita".

Le autorità olandesi l'hanno regolarmente registrata come nave di salvataggio, ma - spiega ancora Zuccaro - "hanno acquisito consapevolezza in ordine alla necessità di introdurre nella loro legislazione dei requisiti ulteriori nel caso di natanti che intendono svolgere in mare un'attività sistematica di soccorso dei migranti".

FERMO AMMINISTRATIVO? - C'è infine il giallo del fermo amministrativo annunciato da Toninelli, e che sarebbe stato effettuato proprio per l'inidoneità della nave. Decreto di fermo di cui ha parlato il solo Toninelli, smentito dal senatore dissidente Gregorio De Falco e dallo stesso equipaggio della Ong, a cui non è stato notificato ancora nessun decreto.

"La Guardia Costiera ha riscontrato alcune piccole attività da fare a bordo per poter ripartire in sicurezza, attività che si possono svolgere nel giro delle prossime 24 ore, cose normali per una nave che non tocca porto dal 14 dicembre. Ma in questo momento non c'è nessun fermo amministrativo. Chiariamo inoltre che la Sea Watch 3 è registrata in Olanda come nave di soccorso: per la lunghezza e la stazza della nave questo non sarebbe possibile in Italia, ma per la legislazione olandese è tutto formalmente regolare", fanno sapere dalla Ong.

Va inoltre aggiunto che il problema riguarda l'attività sistematica di soccorso, e non il singolo salvataggio dei 47 migranti, visto che tutte le imbarcazioni sono obbligate a salvare naufraghi se se ne trovassero di fronte alcuni.

La dichiarazione resa dalla Ong in un video pubblicato su Twitter si chiude con un attacco alle autorità italiane: "Riteniamo non sia corretto cercare a tutti i costi il pretesto per un sequestro della nave semplicemente per impedirle di operare la necessaria attività di soccorso nelle acque di un mare dove le persone continuano a morire".

(Unioneonline/L)
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