Le critiche rivolte da Fedez, via social, al Codacons non solo sono "opinioni (...) basate su fatti veri e comunicate in modo continente e rispondenti all'interesse pubblico" e "legittime", ma si fondano anche "sull'obiettiva ambiguità del banner" con cui l'associazione dei consumatori "ha inteso pubblicizzare la campagna di raccolta fondi" contro il Coronavirus "sul proprio sito internet".

A scriverlo è il gip di Milano Roberto Crepaldi che, accogliendo la richiesta della Procura, ha archiviato l'indagine in cui il rapper era finito indagato per diffamazione nei confronti del Codacons.

Il cantante era stato querelato per aver pubblicato, nel marzo dell'anno scorso, delle "stories" su Istagram e Facebook in cui attaccava l'associazione: "Sul loro sito ufficiale – spiegava Fedez – avviano una campagna per supportare il Codacons contro il coronavirus, quindi io penso, immagino che se vado a donare qui sto aiutando qualcosa che riguardi il coronavirus (...) Invece (...) scopro che in realtà (...) io vado a donare i soldi direttamente" all'associazione dei consumatori "che non si occupa di coronavirus".

Il giudice Crepaldi, nel suo provvedimento, osserva anche che l'opposizione alla richiesta di archiviazione depositata dal Codacons "è tesa non già a contrastare (legittimamente) le ragioni poste" dalla Procura "ma ad attaccare la persona del pubblico ministero e della tirocinante che, sotto la supervisione del magistrato requirente, ha materialmente predisposto il provvedimento opposto, arrivando addirittura a sottoporre ad un notaio per la certificazione il suo profilo Instagram onde dimostrare che quest'ultima è follower dell'indagato". "Si tratta di circostanza del tutto inidonea a dimostrare la partigianeria del pubblico ministero - prosegue il gip - e del tutto inconferente rispetto all'oggetto dell'opposizione (...) e che finisce per rivelare, invece, la pochezza degli argomenti" usati per opporsi.

(Unioneonline/v.l.)

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