Saluti romani alla commemorazione fascista sul lago di Como
In piazza nostalgici in camicia nera per ricordare la fucilazione di Mussolini
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Da una parte della piazza una settantina di nostalgici fascisti in camicia nera, dall'altra alcune centinaia di manifestanti dell'Anpi e dei sindacati.
Si è svolta così, tra saluti romani da una parte, "Bella ciao" e slogan dall'altra questa mattina in piazza Paracchini a Dongo, la commemorazione dei gerarchi fascisti fucilati il 28 aprile del 1945, una cerimonia organizzata dall'associazione Mario Nicollini di Como, autorizzata da Questura e Prefettura e contro la quale si sono alzate molte voci da parte dell'Anpi, dei sindacati e di politici di sinistra.
Al di là del clima piuttosto, teso, tuttavia, non ci sono stati incidenti. Più tardi, a Giulino di Mezzegra, più di cento nostalgici hanno invece ricordato Benito Mussolini e Claretta Petacci nel luogo in cui la storiografia ufficiale colloca la loro fucilazione: il cancello di Villa Belmonte.
A Dongo, sulla ringhiera dove vennero fucilati i gerarchi, e che ancora reca i fori dei proiettili, i membri dell'associazione Nicollini, con bomber e giubbetti neri, hanno messo una rosa per ciascuno dei 15 fascisti uccisi, mentre una corona di alloro è stata posata nel lago, dove trovò la morte Marcello Petacci, fratello di Claretta.
La cerimonia è durata pochi minuti. Dopo alcune parole al megafono da parte di un rappresentante dell'associazione, che ha dato dei "balordi" a chi li contestava, sono stati scanditi uno a uno i nomi dei fucilati, accompagnati ciascuno dal saluto fascista e dal "presente". Dopo il suono del silenzio, la riunione è stata sciolta.
Durante la commemorazione, separati da un nutrito cordone di polizia e carabinieri, dall'altra parte della piazza transennata, alcune centinaia di manifestanti di Anpi, sindacati e associazioni di sinistra, con bandiere rosse, tricolori e trombette da stadio hanno intonato Bella Ciao, fischiando, lanciando slogan e il grido "buffoni".
La contrapposizione non c'è stata due ore più tardi a Giulino di Mezzegra, dove i nostalgici erano più numerosi, ma dove non c'è stata contestazione. Per via della pandemia non è stata celebrata la messa, che dal 1984 era officiata dall'ex parroco don Luigi Barindelli, ora 92enne e in casa di riposo ("dico la messa per ricordare due persone, non due personaggi" diceva), ma in memoria di Mussolini e Petacci l'attuale parroco don Luca Giansante ha impartito una benedizione sul sagrato della chiesa.
Il sacerdote ha stigmatizzato le continue contrapposizioni a più di 75 anni di distanza e ha augurato una riappacificazione del clima di tensione. I manifestanti sono quindi scesi davanti al cancello di villa Belmonte, dove una lapide ricorda la morte di Mussolini e Petacci, e hanno scandito per tre volte il "presente", accompagnato dal saluto fascista.
(Unioneonline/F)